PORTO SANT'ELPIDIO - Un business da 150 euro per sessanta minuti di sesso sfrenato, in strada e negli appartamenti presi in affitto dagli sfruttatori. Un giro d'affari...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La donna del boss - Tra i quarantaquattro indagati nell’inchiesta portata avanti dalla procura del tribunale di Ancona c’è anche F.P.M., 34 anni, compagna del “dottore”, leader incontrastato dell’organizzazione criminale. La donna del boss, che provvedeva ad accogliere le giovani romene che arrivano alla stazione di Civitanova, reperiva loro un alloggio, dava le indicazioni esatte sulle modalità della prostituzione e ne ritirava parte dei proventi. Sempre lei, fedele compagna di Paul Sergiu Hosu, provvedeva ad informare il “dottore” di quello che accadeva a Porto Sant’Elpidio nei suoi periodi di assenza dalle Marche per garantirgli la leadership del sodalizio nonostante i malumori e le spaccature che hanno caratterizzato nel tempo il sodalizio mafioso romeno.
La gestione delle lucciole - Le ragazze che arrivavano nelle Marche iniziavano subito l’attività di prostituzione, gestite da diversi componenti della banda con i quali spesso intrecciavano anche relazioni amorose nella speranza di ottenere agevolazioni e maggiori guadagni. Accadeva invece che spesso questi intrecci equivoci tra sfruttatori e lucciole creassero situazioni incandescenti, in alcuni casi sfociate in vere e proprie ritorsioni fisiche. Pugni, calci, colpi sferrati con violenza inaudita per richiamare le lucciole all’ordine dopo averle ripudiate, sfrattate e prontamente sostituite con nuove leve, avvenenti e giovanissime.
In generale le prostitute romene erano controllatissime dall’organizzazione: tanto che quando l’attività è cominciata a calare il gruppo ha iniziato a tenere d’occhio gli spostamenti delle ragazze che dovevano rendere conto di ogni loro movimento mentre gli sfruttatori provvedevano a dirigerle da una zona all’altra di Porto sant’Elpidio a seconda dell’aumento del traffico e del transito di auto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico