In vendita a 150 euro per un'ora di sesso

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PORTO SANT'ELPIDIO - Un business da 150 euro per sessanta minuti di sesso sfrenato, in strada e negli appartamenti presi in affitto dagli sfruttatori. Un giro d'affari d'oro per l'organizzazione romena smantellata nei giorni scorsi dai carabinieri del Ros, che negli ultimi anni aveva conquistato il monopolio della prostituzione lungo la costa fermana spazzando via bande antagoniste e polverizzando chiunque osasse frapporsi alla sua egemonia. Emerge un quadro inquietante dopo l'operazione "Casa Transilvania" che ha portato già all'arresto di 23 persone, mentre le maglie della giustizia si stanno stringendo attorno agli ultimi tre latitanti: il lato oscuro di una provincia marchigiana diventata all'improvviso terra di conquista per il sodalizio mafioso arrivato dall'Est e specializzato nella tratta di prostitute. Un gruppo senza scrupoli e particolarmente violento, che ha messo a ferro e fuoco in particolare l'area di Porto Sant'Elpidio organizzando vere e proprie spedizioni punitive nei confronti delle organizzazioni rivali, costrette a battere la ritirata. Aggressioni, regolamenti di conti, sanguinosi assalti e sullo sfondo una città trasformata in Bronx per ottenere il predominio del mercato del sesso.




La donna del boss - Tra i quarantaquattro indagati nell’inchiesta portata avanti dalla procura del tribunale di Ancona c’è anche F.P.M., 34 anni, compagna del “dottore”, leader incontrastato dell’organizzazione criminale. La donna del boss, che provvedeva ad accogliere le giovani romene che arrivano alla stazione di Civitanova, reperiva loro un alloggio, dava le indicazioni esatte sulle modalità della prostituzione e ne ritirava parte dei proventi. Sempre lei, fedele compagna di Paul Sergiu Hosu, provvedeva ad informare il “dottore” di quello che accadeva a Porto Sant’Elpidio nei suoi periodi di assenza dalle Marche per garantirgli la leadership del sodalizio nonostante i malumori e le spaccature che hanno caratterizzato nel tempo il sodalizio mafioso romeno.



La gestione delle lucciole - Le ragazze che arrivavano nelle Marche iniziavano subito l’attività di prostituzione, gestite da diversi componenti della banda con i quali spesso intrecciavano anche relazioni amorose nella speranza di ottenere agevolazioni e maggiori guadagni. Accadeva invece che spesso questi intrecci equivoci tra sfruttatori e lucciole creassero situazioni incandescenti, in alcuni casi sfociate in vere e proprie ritorsioni fisiche. Pugni, calci, colpi sferrati con violenza inaudita per richiamare le lucciole all’ordine dopo averle ripudiate, sfrattate e prontamente sostituite con nuove leve, avvenenti e giovanissime.



In generale le prostitute romene erano controllatissime dall’organizzazione: tanto che quando l’attività è cominciata a calare il gruppo ha iniziato a tenere d’occhio gli spostamenti delle ragazze che dovevano rendere conto di ogni loro movimento mentre gli sfruttatori provvedevano a dirigerle da una zona all’altra di Porto sant’Elpidio a seconda dell’aumento del traffico e del transito di auto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico