Cinesi vantano crediti e assediano l'azienda per il secondo giorno. E ci scappa la rissa

Monte Urano, cinesi vantano crediti e assediano l'azienda per il secondo giorno. E ci scappa la rissa
MONTE URANO - Proteste e zuffe, la comunità cinese è in subbuglio. Sono proseguite anche ieri le proteste dei terzisti cinesi nei confronti della Toolk,...

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MONTE URANO - Proteste e zuffe, la comunità cinese è in subbuglio. Sono proseguite anche ieri le proteste dei terzisti cinesi nei confronti della Toolk, l’azienda calzaturiera della zona artigianale di Monte Urano additata di non aver ancora saldato i conti delle lavorazioni. Siamo al secondo giorno consecutivo. 


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La situazione è piuttosto calda e l’epicentro non è solo quello della zona artigianale. Mercoledì, verso le 12,45, in via Incancellata è stata segnalata una rissa tra cinesi. L’orario è compatibile con la fine dell’assedio contro l’azienda calzaturiera locale e non è da escludere che lo stesso gruppo di cinesi che aveva prima manifestato sia stato poi coinvolto nella zuffa. La colluttazione sarebbe durata diversi minuti e avrebbe coinvolto almeno una decina di persone, tutte di nazionalità cinese.
 
Tutto si sarebbe svolto alla luce del sole nella trafficata via Incancellata. La rissa è stata poi sedata a fatica grazie all’intervento di altre persone che sono riuscite a divedere i duellanti e a riportare la calma. Un altro segnale di come il clima nella comunità cinese locale sia piuttosto caldo. Il tutto potrebbe essere legato a questioni finanziarie interne tra rimborsi di prestiti e pagamenti non più puntuali a causa crisi. Ma è solo una ipotesi e il collegamento con le proteste della zona artigianale è tutto da dimostrare. Ieri mattina la scena della manifestazione davanti la Toolk si è ripetuta. Questa volta, probabilmente ben consigliati, i cinesi non hanno occupato il piazzale di proprietà privata ma si sono limitati ad effettuare la loro pacifica dimostrazione solo sul suolo pubblico, armati di cartelli, scritte e megafoni che ripetevano in continuazione e senza sosta il perché della protesta. Tutto si è svolto fuori dalla proprietà privata e sotto l’attento controllo di carabinieri e polizia. I terzisti cinesi vanterebbero dei crediti nei confronti dell’azienda presa di mira e pretendono le loro spettanze bussando al portone di ingresso del debitore. La tecnica dei cinesi è quella di gettare discredito sull’azienda italiana anche attraverso foglietti stampati con la scritta «l’azienda deve pagare» vengono utilizzati come volantini e inseriti tra parabrezza e tergicristallo delle auto. «L’azienda ha avviato una procedura di ristrutturazione del debito, inviando a tutti i creditori, e quindi anche a coloro che animano le proteste, una proposta di pagamento dei rispettivi crediti, iniziando una trattativa per la formalizzazione di detto accordo» comunica Toolk con una nota inviata ieri e firmata dal legale rappresentante Luigi Gobbi. 
La replica

«Al momento quindi non deve passare l’idea che la società non vuole pagare i propri debiti, anzi, la Toolk attraverso i propri professionisti ha studiato un piano di risanamento in grado di consentire il pagamento in egual misura a tutti i creditori di pari livello». La nota spiega anche la cause che hanno portato alla crisi tra cui i mancati incassi, e il mancato ritiro delle calzature. «Invito quanti protestano disordinatamente a sedersi intorno a un tavolo per cercare un confronto costruttivo che conduca reciprocamente a un risultato utile e che permetta quanto prima la ripartenza dell’intero settore e quindi delle nostre calzature» conclude la nota.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico