PORTO SAN GIORGIO - Se la Sangio è una fede, Massimiliano Gabaldi ne è il profeta in campo. Con un mantra: massigabaldiorgogliosangiorgese. Da leggere e...
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Massi Gabaldi e gli ultras è come se fossero uniti da un invisibile cordone ombelicale: lui è una loro appendice sul rettangolo di gioco e loro sono la sua prolunga sugli spalti. «L’ho scritto anche su facebook stamattina (ieri, ndr): è stata una delle emozioni più belle della mia vita - racconta Gabaldi -. Io sono di Porto San Giorgio, dalla parte di mia madre sono tutti marinai, lei per 30 anni ha avuto lo chalet La Pinetina. Siamo sangiorgesi doc. Io sono tifoso e capitano della Sangio. Sentire il mio nome urlato dal pubblico è fantastico. Per questo ci metto sempre il 150%. E ne sono felicissimo».
Solo la Sangio nel cuore. «Ho avuto richieste, ci ho pensato, ma poi ho capito che non c'è squadra o categoria che tenga. E poi il progetto qui è serissimo. Quando ho segnato il momentaneo pareggio ho capito che ce l’avremmo fatta. Anzi, lo sapevo già negli spogliatoi. Perché al di là di Gabaldi c’è un grande gruppo e un grande mister. Grandi persone. Ho festeggiato con Juvalè, Paniconi... gente con cui sono cresciuto. Con la Palmense siamo andati sotto e abbiamo recuperato. Idem con il Valdichienti. Non è un caso». Intervista completa nel Corriere Adriatico in edicola. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico