Fermo, al Duomo si è celebrata la Pasqua di tutti i calciatori

La Pasqua dei calciatori
FERMO -  Come tipico da qualche anno a questa parte, in virtù delle imminenti festività pasquali si è svolta nuovamente la funzione celebrata da...

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FERMO -  Come tipico da qualche anno a questa parte, in virtù delle imminenti festività pasquali si è svolta nuovamente la funzione celebrata da Monsignor Luigi Conti, arcivescovo metropolita, meglio nota come Pasqua del calcio fermano.  Pertanto, dalla metà del pomeriggio di ieri Piazza del Popolo è diventata il punto di ritrovo di tecnici, dirigenti ma soprattutto giovani e piccoli tesserati impegnati nella pratica del calcio, sia a 11 che a 5, sotto le competenze amministrative della Federazione Italiana Giuoco Calcio, delegazione di Fermo. 


Moltissime le società che hanno raccolto l'invito degli organizzatori, provenienti da tutto il territorio provinciale con al seguito calciatori di ogni età a partire dai Piccoli Amici, Pulcini sino alle leve più grandi dei Giovanissimi e degli Allievi, senza tralasciare di certo la categoria degli Esordienti. 
Successivamente si è così formata la colonna di sportivi mossa alla volta del Duomo del Girfalco, sede della cerimonia che ha impreziosito la settimana Santa locale di un appuntamento focalizzato sui giovani protagonisti della pratica sportiva.


"La logica con cui ci ritroviamo ogni anno è la stessa - ha dichiarato il presidente provinciale della Federcalcio Giuseppe Malaspina - vale a dire rinsaldare le relazioni affinché ci sia il miglior rapporto possibile tra società ludiche nonché tra le stesse e gli organi federali, per essere tutti uniti sotto la spiritualità che ci accomuna. Gli scopi formativi che ha il pallone, anche dal punto di vista sociale, sono infiniti. A sostegno della tesi ecco la parallela sensibilità religiosa nel merito. Infatti, prima ancora che venissero alla luce le attuali scuole calcio e settori giovanili, l'attività sportiva avveniva negli oratori, cioè alle dirette pertinenze della Chiesa. Da questi luoghi in passato sono venuti fuori numerosi campioni nonostante, all'epoca, la mancanza di personale tecnico qualificato e preparato. Non va inoltre dimenticato - ha concluso Malaspina - che il calcio non deve essere un mero strumento sportivo, ma anche e soprattutto un modo per formare uomini che saranno i sani cittadini del domani. Anche per questo la fede non può di certo essere un aspetto secondario". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico