FERMO - La Cassazione ha confermato il licenziamento del direttore dell'ufficio dell'Agenzia delle Entrate di Fermo, B. F., per aver falsamente attestato di essere in...
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Diceva di averlo fatto per tre giorni a settimana. La bugia è andata avanti per otto mesi al fine di ottenere buoni pasto che non gli spettavano. Le certificazioni infedeli si riferiscono al periodo compreso tra luglio 2008 e febbraio 2009.
Senza successo il dirigente dell’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Fermo ha chiesto ai supremi giudici di revocare la misura espulsiva - già convalidata dalla Corte di Appello di Ancona nel 2011 - in considerazione del fatto che gli addebiti contestati non erano, a suo avviso, “di tale gravità da legittimare” la perdita dell'impiego. Inoltre, il direttore dell'ufficio dell'amministrazione tributaria ha fatto presente - nel suo ricorso ai magistrati di legittimità - di ricoprire “un incarico dirigenziale con svolgimento dell'attività in prevalenza fuori dall'ufficio e non era vero che aveva attestato una attività lavorativa mai svolta”, l’aveva svolta fuori. Pessima strategia, quest’ultima.
La Cassazione - nel verdetto 20726 depositato oggi - gli ha replicato che “è superfluo stabilire se il direttore fosse impegnato per ragioni di ufficio altrove, dato che egli stesso ha attestato di avere svolto attività lavorativa in ufficio e per questo titolo ha beneficiato di buoni pasto non spettanti a tale titolo in quanto correlati ad una presenza che non vi era in realtà stata”. Insomma, chi doveva controllare cittadini e lavoratori è rimasto a sua volta schiacciato da altri controllori per non aver rispettato obbligazioni contrattuali. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico