FERMO - E’ un’indagine complessa, quella sugli attentati contro le Chiese di Fermo. Un vero rebus per gli investigatori, che in questo momento hanno addosso gli occhi...
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Nell’inchiesta sugli attentati nelle Chiese fermane non si parte da zero. Intanto gli inquirenti - l’indagine è affidata ai carabinieri - hanno in mano l’ultima bomba, quella trovata domenica dinanzi a San Gabriele dell’Addolorata di Campiglione. Un ordigno rudimentale integro e pieno zeppo di indizi. Così, come i medici legali bravi riescono a “far parlare” un corpo, così i militari del Ris che stanno esaminando pezzo pezzo l’ordigno, sapranno tirare fuori un bel po’ di elementi interessanti. Che polvere da sparo è stata utilizzata? Da quanto tempo è stata costruita? Che profilo può avere l’attentatore? E’ un autodidatta? E’ uno che dimostra di avere delle competenze tecniche specifiche? Ha lasciato delle impronte o delle tracce di Dna sul contenitore o sulla sigaretta utilizzata come innesco? Sono domande a cui certamente i carabinieri potranno, con un po’ di fortuna, dare risposte.
Come sempre avviene in indagini così complesse, gli accertamenti tecnici del Ris sull’ordigno verranno incrociati con altri elementi. Le immagini delle telecamere che si trovano nei pressi delle quattro Chiese, ad esempio, anche se le immagini in notturna sono solitamente di scarsa qualità e quindi, di poco aiuto. C’è ad esempio, qualche targa presente nei paraggi di tutte e quattro le chiese nelle notti delle bombe? Ma come avviene nelle inchieste più complesse, - e questa sicuramente è un bel rebus - i riscontri verranno cercati con tutti i mezzi possibili.
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Corriere Adriatico