Fermo, braccianti agricoli sfruttati, senza ferie e riposi con una paga (in nero) da fame: pakistano arrestato, 9 aziende nei guai

Dovevano anche pagare 5 euro al giorno per farsi portare al lavoro

FERMO - Turni massacranti senza riposi, niente pause pranzo o ferie, paghe (in nero) da fame, addirittura 5 euro al giorno da pagare per essere portati sul posto di lavoro:...

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FERMO - Turni massacranti senza riposi, niente pause pranzo o ferie, paghe (in nero) da fame, addirittura 5 euro al giorno da pagare per essere portati sul posto di lavoro: imprenditore pakistano domiciliato a Fermo arrestato dalla Finanza con l'accusa di sfruttamento e caporalato.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, sotto l’egida della Procura della Repubblica di Fermo, hanno stroncato un radicato fenomeno di sfruttamento illecito della manodopera irregolare, gestito da un soggetto di etnia pakistana, che ha visto convolti oltre 50 lavoratori e una decina di aziende agricole operanti nella parte meridionale della Regione.

L'imprendiore "arruolava" connazionali, facendo leva sul loro bisogno di ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno, e li destinava al lavoro, in situazione di totale sfruttamento, su terreni agricoli di aziende che ottenevano così manodopera a basso costo. I lavoratori venivano sottoposti a turni di lavoro massacranti, senza interruzioni e fruizioni di pausa pranzo, riposi festivi e settimanali, con l’erogazione di un compenso (in gran parte dei casi corrisposto “in nero”) ben al di sotto del salario minimo previsto dal contratto nazionale di categoria. Tra l’altro, il “caporale” pretendeva da ogni operaio una quota giornaliera di 5 euro per le spese di trasporto e di consumo del carburante e, quando non erano al lavoro nei campi, i braccianti erano costretti a dimorare in abitazioni fatiscenti.

 

 

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Corriere Adriatico