I pescatori esasperati: «Spendiamo ogni giorno 1.300 euro per il gasolio, impossibile andare avanti»

I pescatori esasperati: «Spendiamo ogni giorno 1.300 euro per il gasolio, impossibile andare avanti»
FERMO  - Chiedono di «poter lavorare onestamente, come abbiamo sempre fatto», i pescatori del Fermano. Ma vedono «che le nostre istanze non vengono...

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FERMO  - Chiedono di «poter lavorare onestamente, come abbiamo sempre fatto», i pescatori del Fermano. Ma vedono «che le nostre istanze non vengono ascoltate e che gli aiuti vengono indirizzati sempre altrove». Per questo, la loro protesta «andrà avanti finché non arriverà un segnale politico di tutela della nostra categoria». Prosegue lo sciopero delle marinerie dell’Adriatico contro il caro gasolio.

 

La serrata cominciata il 23 maggio continuerà anche questa settimana. Partita dai pescherecci, presto, potrebbe allargarsi anche alle vongolare e alla piccola pesca e arrivare sulla terraferma, toccando i comparti dell’ingrosso e della ristorazione. La situazione è in continuo cambiamento. Le categorie non ancora coinvolte decideranno in queste ore il da darsi. 


«Il prezzo del gasolio è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da tempo, le spese di gestione sono schizzate in alto in maniera insostenibile. Per un’attività povera come la pesca, ogni aumento è foriero di un disastro economico», spiega Basilio Ciaffardoni. «Il gasolio è raddoppiato in poco tempo. La categoria ha deciso lo sciopero non solo per protesta, ma per un’esigenza di sopravvivenza. Perché siamo una parte produttiva importante anche per l’indotto e, se andiamo in sofferenza noi, ci va tutto l’indotto», prosegue il pescatore di Porto San Giorgio. Che, come il resto dei colleghi, chiede alla politica di trovare il modo di abbassare il costo del gasolio. Che, a Porto San Giorgio, è arrivato a 1,25 euro al litro, prezzo esorbitante per i pescherecci che ne consumano anche mille litri al giorno. E che si somma a tutta una serie di spese fisse e di altrettanti rincari, di cui cavi d’acciaio e reti sono solo un paio di esempi. 


«Purtroppo, nessuno ci ascolta. Di promesse – dice l’armatore Francesco Tarantini – ne abbiamo sentite tante, ma di fatti non ne abbiamo visti. Io sono arrivato a spendere 1.300 euro al giorno di gasolio. Faccio questo lavoro da trent’anni e vorrei continuare, ma a queste condizioni è impossibile». «Chiediamo che il gasolio torni a un prezzo accettabile», aggiunge l’armatore sangiorgese. Per il quale la colpa dei rincari «non è della guerra, come ci vogliono far credere, visto che gli aumenti ci sono dall’inizio dell’anno. Ma c’è una precisa volontà di far fallire la pesca italiana». Fino a ieri, vongolare e piccola imbarcazioni sono uscite in mare regolarmente. Le prime, oggi, decideranno se aderire allo sciopero. Le seconde, per il momento, dovrebbero restare fuori dalla protesta.

«Ancora non ci hanno chiesto di fermarci. Nel caso, siamo pronti a farlo», dice Giammario Concetti. Il comparto – spiega il pescatore di Pedaso – non soffre il caro gasolio (le imbarcazioni che usano vanno a benzina, ndr). Inoltre, restano in mare meno tempo rispetto ai pescherecci. Ma i problemi sono anche altri. A mettere in difficoltà i piccoli pescatori sono i delfini. «Sono tantissimi – dice Concetti – e ogni giorno mangiano tutto il nostro pescato e distruggono le reti. È un problema che va affrontato subito».

 

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Corriere Adriatico