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FERMO - Percorsi (con scale, ascensori o scale mobili si vedrà) che, dal Girfalco, scendono lungo la città. E la Casina delle Rose che, da quasi rudere in attesa di essere acquistato, diventa casa delle arti. Sono le proposte del tavolo tecnico dell’associazione Demos, che ha concluso il suo lavoro sul futuro dell’ex albergo del Girfalco e della zona attorno. Quattro incontri online aperti a tutti e uno a porte chiuse hanno prodotto gli indirizzi di cui sopra.
La scelta
Adesso, la palla passa al popolo. Al forum di cittadini che si riunirà il 4 e 5 luglio. 118 quelli che hanno risposto alla chiamata e che, divisi in dieci gruppi, elaboreranno le proposte del tavolo tecnico. Poi, ci sarà l’assemblea plenaria, dove tutti i gruppi si ritroveranno assieme ai membri del tavolo per sviluppare la proposta definitiva che sarà recapitata al Comune. Dopodiché l’ente deciderà se tenerne conto o meno. «È il processo di democrazia partecipativa e di urbanistica partecipata», sintetizza Carlo Di Marco.
L’obiettivo
La pensa allo stesso modo Maria Antonietta Adorante, architetta del tavolo tecnico. «Se si lavora in modo strategico e si offre un obiettivo strategico che vale non solo per il luogo in sé ma per tutta la città, le risorse si trovano», dice. È lei a presentare le proposte partorite dal tavolo, legate a doppio filo perché «non si può pensare a un destino per la Casina, se non si pensa a un destino per il Girfalco». «È necessario – spiega Adorante – ricostruire il rapporto con la città, la sua storia e la qualificazione dei suoi luoghi». Per farlo, «occorre trasformare il paesaggio fisico in paesaggio culturale». Quindi, le proposte: «costruire percorsi che, dal Girfalco, si diramano su tutta la città attraverso scale, ascensori e scale mobili». La Casina «potrebbe diventare, almeno in parte, un luogo dell’arte o delle arti, con mostre, artisti e collegamenti con il teatro». E il Girfalco «un nuovo centro della città». «La città alta deve ritornare ad avere la sua funzione e a riacquisire la sua importanza, non più da toccata e fuga», aggiunge Massimo Temperini, altro architetto del tavolo tecnico. «Se Fermo può trovare in questa o altre opportunità un’occasione di riscossa – prosegue –, è grazie a gente che viene da fuori, perché noi, spesso, siamo ottenebrati». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico