L'ufficio scolastico: «Niente tagli all'organico degli istituti fermani»

L'ufficio scolastico: «Niente tagli all'organico degli istituti fermani»
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FERMO «Nessun taglio degli organici, ma un’evoluzione che negli ultimi tre anni ha fatto registrare una decrescita sia del rapporto alunni classi che del rapporto docenti e alunni». La presa di posizione è dell’Ufficio scolastico regionale, che risponde a quanto detto dalla Uil scuola.

 


I numeri
Il rapporto alunni classi, dice l’Usr, «negli ultimi anni è calato da 18,59 a 18,08 nella primaria, e da 21,21 a 20,90 nella scuola secondaria di primo grado. Solo per le superiori si registra temporaneamente un lieve aumento dell’indice, da 21,40 a 22,50. Un fenomeno comprensibile, dato che l’organico dei docenti è rimasto per lo più invariato, mentre il numero degli alunni cala di anno in anno. Tanto che anche il rapporto docenti alunni è calato negli stessi anni, da 1,87 a 1,56». L’Ufficio poi replica anche su quanto detto in merito alle aree interne. «Bisogna chiedersi – dicono – cosa vuol dire che gli alunni non possono andare a scuola nei propri territori. Se si intende disporre dell’erogazione del servizio a non più di 10 minuti di percorrenza, si può affermare che pressochè tutti gli studenti del primo ciclo delle Marche frequentano la scuola nel proprio territorio. Se si intende altro occorre puntualizzare cosa si intende, fermo restando che la riduzione della popolazione scolastica (e non solo nelle aree interne) è avvenuta nonostante la presenza di scuole. La riduzione delle classi attivate e dei plessi funzionanti è la conseguenza della diminuzione della popolazione e non il contrario».

L'efficacia della didattica

Da Ancona arriva anche una riflessione sull’efficacia della didattica, che, scrive l’Usr, «nell’interesse degli alunni necessita l’istituzione di punti di erogazione secondo gli indici stabiliti dalla legge, di edifici appropriati, e di personale selezionato, aggiornato e formato anche con le realtà del lavoro. La polverizzazione dei punti di erogazione della didattica, specie nel secondo ciclo, a discapito della funzionalità, in alternativa alla creazione di servizi educativi residenziali, la confusione delle tipologie per istituzione scolastica e il loro sottodimensionamento, vanno a danno dell’efficacia didattica».


La scelta musicale


Quanto agli indirizzi, e qui il riferimento è anche a quelli musicali come espressamente citato dalla Uil, precisa infine l’Usr, «sono previsti in ragione delle esigenze del contesto socio economico e produttivo: non è condivisibile una diffusione solo territoriale. L’impegno dovrebbe essere indirizzato per migliorale la lettura del contesto in cui programmare l’offerta formativa, escludendo ragioni locali o occasionali». Dal canto suo, il segretario regionale Uil Scuola, Antonio Spaziano, precisa che quella del sindacato è una riflessione di carattere generale. «L’Usr non è una controparte – spiega Spaziano – anzi, vorremmo fosse nostro alleato nel rappresentare che la pandemia ha messo in risalto come il dpr 81 non risponda né alle mutate esigenze di sicurezza e distanziamento, né alla salvaguardia di un territorio già duramente colpito dal sisma». Servono scelte coraggiose, ritengono alla Uil, e Spaziano osserva: «Per il calo demografico non serve né essere inermi, né seguire la logica dei tagli. Organici più ricchi e classi meno numerose, consentirebbero di recuperare un gap formativo legato alla pandemia».


L’opportunità


Quanto alla formazione musicale, i licei, con le Smim, «danno l’opportunità di mantenere viva la storia, sviluppare la sensibilità e cultura degli studenti, spendibili non solo nell’esecuzione musicale. Nel territorio sono molte le attività produttive legate alla musica: produzione e commercializzazione degli strumenti, orchestre, spettacolo, media. A ciò sarebbe opportuno aggiungere un sistema scolastico in grado di cogliere le aspirazioni degli studenti, cittadini di domani che alimenteranno il sistema economico, dove risiedono attività di loro interesse, alimentando dunque una società più ricca economicamente, culturalmente e soddisfatta nelle proprie aspirazioni».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico