Turismo, gli operatori alla sfida di primavera: «Guerra e virus? Sì, ma il vero problema è la burocrazia»

Turismo, gli operatori alla sfida di primavera: «Guerra e virus? Sì, ma il vero problema è la burocrazia»
FERMO - Alberghi chiusi in attesa di ristrutturazioni post terremoto, vincoli nei camping che non permettono ammodernamenti, ristoranti vuoti mentre le bollette corrono. A...

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FERMO - Alberghi chiusi in attesa di ristrutturazioni post terremoto, vincoli nei camping che non permettono ammodernamenti, ristoranti vuoti mentre le bollette corrono. A metà maggio parte l’estate e ci si domanda che estate sarà. A parlare con gli operatori si scopre che non è più la pandemia a far paura e non è la guerra, sul piano economico. Il problema per le imprese turistiche è la burocrazia. Sono le pratiche impolverate e chiuse nei cassetti troppo a lungo. Fare impresa in Italia è un’impresa impossibile.

 

 
Il desiderio
Tra gli operatori c’è voglia di fare ma anche tanta rassegnazione. Tre casi emblematici fanno da esempio per tutti. C’è il ristorante, l’albergatore, il titolare del campeggio. «Sono già tre volte che proviamo a ripartire e tre volte che ci blocchiamo - dice Gianni Lamponi del Timone a Porto San Giorgio -: spero che questa sia l’ultima, ma le prospettive non sono brillanti. Il mondo del lavoro è in crisi, non c’è movimento e il settore turistico è fermo. Non ci sono richieste e questo fa paura».


Le giornate
«La ristorazione - rimarca - funziona solo nel fine settimana ma i prezzi sono aumentati in maniera indiscriminata. I costi delle derrate alimentari sono triplicati. Le nostre zone sono dimenticate e l’estate si riduce a due mesi e mezzo, non di più». C’è fermento per i due appuntamenti del settore: Bit a Milano e Vinitaly a Verona dal 10 al 13 aprile. Questi saloni internazionali sono occasioni importanti per promuoversi e per uno scambio di opinioni anche con le istituzioni ma dalle parole bisogna passare ai fatti, a un certo punto. La promozione è persino inutile se, come nelle aree montane, gli alberghi sono chiusi da 2016 e non riaprono. I titolari vorrebbero ripartire ma si ritrovano con le mani legate. «Il problema centrale è che dal sisma 2016 l’albergo è chiuso e non c’è verso di riaprire – dice Oreste Curi dell’hotel Paradiso ad Amandola –: ho inaugurato Villa delle Rose per continuare a lavorare ma è una struttura di nicchia, quella, sono cinque camere, il turismo si fa con strutture che hanno capacità ricettiva. Se non accelera l’iter della ricostruzione il territorio si svuota. Non è colpa del commissario per la ricostruzione, i tecnici negli uffici devono portare avanti le pratiche entro un certo periodo, non all’infinito. Se vogliamo far ripartire l’economia devono ripartire gli alberghi, le pratiche devono essere smaltite». La pandemia, un’opportunità tra tante disgrazie l’aveva offerta. Ci sono state le condizioni in due anni per preparare il terreno e superare il gap terremoto. Si poteva metter mano alle ristrutturazioni per una sana ripartenza ma anche questo treno è ormai perso. A risollevare un po’ il morale in chiusura c’è Lorenzo Santarelli del villaggio turistico Boomerang a Lido di Fermo. «Le prenotazioni sono in linea con gli anni passati – afferma – non registriamo rinunce a causa della pandemia o della guerra. Stiamo prendendo le prenotazioni perché a metà maggio riapriamo e abbiamo un 70% di clienti fidelizzati che tornano e un 30% di nuovi vacanzieri del Nord Italia e dell’Umbria».


La chiosa


Per Santarelli «i problemi sono quelli di sempre, primo tra tutti in tema urbanistico. Non possiamo ristrutturare i campeggi per i vincoli che ci vengono imposti e dovrebbero essere rimossi. C’è stato un incontro in Regione per risolvere e speriamo di venirne a capo. Diversamente non possiamo ampliare né rinnovare i bungalow. Prima del caro energia, è questa la nostra preoccupazione».

 

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Corriere Adriatico