Patto fra scuola e lavoro ma nel Fermano mancano i diplomati (negli istituti tecnici): «Tanti nuovi mestieri ma serve manodopera»

Patto fra scuola e lavoro ma nel Fermano mancano i diplomati (negli istituti tecnici): «Tanti nuovi mestieri ma serve manodopera»
FERMO - Dai tecnici per le calzature agli operatori del food, il mondo della scuola si specializza e cambia volto. Sarà la volta buona? Con il ritorno in classe dopo il...

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FERMO - Dai tecnici per le calzature agli operatori del food, il mondo della scuola si specializza e cambia volto. Sarà la volta buona? Con il ritorno in classe dopo il ponte di festa e la volata verso la fine dell’anno, gli istituti superiori si confrontano con le richieste che provengono dal mondo del lavoro che spinge sulla formazione tecnica e professionale. Nelle settimane scorse gli appelli prima degli imprenditori, tramite Confindustria, e poi degli artigiani con Confartigianato. «Sì, il reperimento della manodopera - aveva rimarcato il presidente di Cna Federmoda Fermo Paolo Mattiozzi - è il problema numero uno del distretto della calzatura e della pelletteria».

 


I dati


A sostenere il pressing l’analisi realizzata dall’Ufficio studi della stessa Confartigianato, secondo la quale nelle Marche si prevedono entrate per 133.730 unità nel mondo del lavoro con il 71,2% di questi posti attinto tra chi è in possesso di un titolo tecnico di scuola superiore, qualifica o diploma professionale. In Italia questo valore è molto più basso, del 63,2%. Solo a Fermo si parla di quasi 12.500 ingressi. Dati che sono ora confermati dagli ultimi studi dell’Istat e della Fondazione Agnelli ripresi dal Centro Studi Carducci, di cui ospitiamo un intervento nell’altra pagina. Dalle cifre, che riportiamo in tabella, emerge la particolarità di Fermo, che resta indietro non solo rispetto all’Italia ma anche alla altre province, sia per numero di diplomati (il 32,7% contro il 36,1%) che di laureati (il 13,7% contro il 15,7%) mentre, dal canto loro, le scuole tecniche confermano un tasso di occupabilità molto alto. Insomma: servono più diplomati e laureati. Il record spetta allo storico Montani, piazzato al primo posto con il 62%, seguito a poca distanza anche dal Polo Urbani di Porto Sant’Elpidio e dall’Istituto Ricci di Fermo. Proprio oggi queste scuole saranno protagoniste all’Ipsia della firma congiunta del protocollo sulla sicurezza in classe, e quindi del patto sulle nuove direttive per gli stage scuola-lavoro. Un lavoro che fa il paio con gli investimenti sull’orientamento, come quello dell’Alberghiero dello stesso Polo Urbani, nel quale le classi quinte sono state protagoniste di un laboratorio sperimentale sulle nuove professioni legate al percorso di studi: il laboratorio ha visto anche un primo momento formativo in aula con gli operatori del Centro per l’impiego che hanno guidato i ragazzi ai nuovi mestieri legati al loro diploma: si va dal food blogger al digital waiter, dal mastro birraio al food innovator per un settore in fortissima ripresa dopo la pandemia.


Le eccellenze


I ragazzi si sono ritrovati anche a confronto con i maghi dei fornelli (e non solo) come Enrico Mazzaroni, chef e food innovator, fresco di Stella Michelin, del ristorante “Il Tiglio” di Montemonaco; Michela Mandolesi, food creative consultant, del “Food Creative Consultan” di Porto San Giorgio; Cristian Barchetta, mastro birraio, del birrificio “Styles” di Monte Urano; Michele Ferrini, gin maker, del “Gingarby” di Porto San Giorgio. «Il futuro - commenta la dirigente Laura D’Ignazi riprendendo una frase di Malcom X - appartiene a coloro che si preparano per esso oggi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico