FERMO - C'è un’altra svolta nell’indagine del camionista indagato per essersi inventati un sequestro di persona e una rapina mentre si trovava con il camion...
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Successivamente gli agenti, nel visionare le immagini di alcune telecamere installare sul luogo dove il camion era rimasto in zona, hanno anche appurato che la merce trafugata era stata caricata su un autoarticolato. Purtroppo la visione delle immagini non ha consentito agli agenti di risalire alla targa della motrice, né a quella del rimorchio. Tuttavia gli investigatori del commissariato di Fermo, coordinati dal dirigente Leo Sciamanna, sono riusciti a ricostruire il nome dell’azienda proprietaria del semirimorchio. Si tratta di una grande azienda di autotrasporti che opera anche all’interno del porto di Ancona, comunque risultata estranea ai fatti.
Le indagini hanno consentito di individuare con esattezza il modello e la targa del semirimorchio. L’attività di analisi effettuata utilizzando i dati autostradali hanno inoltre consentito di accertare che il semirimorchio con il carico di refurtiva, dopo aver percorso l’A14, l’aveva abbandonata al casello di San Severo. Gli ulteriori accertamenti hanno consentito di accertare che il semirimorchio, ormai vuoto, si trovava in un area di sosta privata in provincia di Foggia. Sul posto sono stati fatti intervenire i carabinieri di Castelnuovo della Daunia i quali hanno sequestrato il semirimorchio utilizzato per il trasporto in Puglia della refurtiva. Intanto, come dicevamo, le attenzioni degli investigatori fermani sono concentrate anche nell’individuazione dei complici del camionista e in questo senso le indagini avrebbero preso una pista definita interessante. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico