FERMO - Individuate e denunciate dalla Polizia di Fermo le “primule rosse del calice amaro” che oltre ad aver truffato ristoranti in mezza Italia hanno colpito anche a...
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Era, però, un vino talmente particolare che i ristoratori non possedevano e non sapevano dove reperirlo in così breve tempo.
Ed ecco allora che si concretizza il raggiro: «Vi dico io dove trovare il vino, ve lo farei consegnare da una enoteca abruzzese che non fa servizio al dettaglio ma solo ai possessori di partita Iva, ve lo porta direttamente al ristorante», dicevano alle vittime le due truffatrici. I ristoratori accettavano: la storia era credibile e nulla faceva sospettare il raggiro. Cosi arrivava puntuale la consegna del vino: una confezione chiusa di 6 bottiglie per 500 Euro, pagati alla consegna a una donna, che poi spariva, così come chi aveva commissionato la cena.
E le bottiglie? Vino di media qualità del valore massimo di 5-6 euro a bottiglia. Cosi sono partite le indagini della Squadra Mobile di Fermo, inserite in una larga rete di attività, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bolzano, particolarmente complessa poiché vi erano pochi elementi disponibili e i numeri telefonici utilizzati dalle due donne per la truffa erano intestati a sconosciuti cittadini africani.
Una efficacie e certosina indagine della Polizia che ha portato a identificare due donne piemontesi, di 26 e 52 anni, che in concorso tra loro realizzavano una serie di analoghe truffe in moltissimi altri capoluoghi del nord e centro Italia, soprattutto in località turistiche e di villeggiatura. Due inafferrabili primule rosse, pluripregiudicate e già sottoposte a misure cautelari e di prevenzione che però non sono riuscite a beffare la caparbietà degli investigatori fermani permettendo la loro identificazione e la diffusione su tutto il territorio nazionale anche del loro modus operandi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico