FERMO - Oggi si sono celebrati nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Montone, i funerali dell’imprenditore edile suicida in carcere. ...
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L'uomo lo scorso mese aveva ucciso due suoi ex dipendenti. La chiesa della frazione era stracolma e pieno di gente il piazzale. Gente che ha sfidato il freddo e la pioggia. Funerali che hanno chiuso il cerchio di una tragedia nella tragedia e che lasciano uno spiraglio di speranza. “Papà sarà sempre con voi”, dice il parroco ai tre figli della vittima, seduti in prima fila in chiesa a pochi metri dalla mamma. Il sacerdote è don Salvatore Sica, parroco di San Girolamo e Montone, e sta a lui cercare le parole, ridare forza e fiducia a una famiglia spezzata dal dolore.
Lo fa ricorrendo al Vangelo secondo Giovanni e la resurrezione di Lazzaro; lo fa davanti alla piccola comunità di Montone che si stringe attorno alla famiglia. “La morte vera - premette don Salvatore - è vivere lontano da Dio, solo Dio sa come siamo fatti e conosce le nostre povertà e le nostre fragilità”. Per questo sarebbe assurdo - ed è assurdo che qualcuno l’abbia fatto - tentare come al solito di “scagliare la prima pietra. Noi dobbiamo solo chiedere perdono per tutte quelle volte che abbiamo soltanto pensato di scagliarla, e questo vale anche per il nostro Gianluca. Dobbiamo chiedere perdono per il troppo lavoro, per lo spazio che non dedichiamo a noi stessi, alla nostra famiglia e a Dio”.
In chiesa anche una delegazione del carcere di Fermo, il vicesindaco Matteo Silenzi e il consigliere comunale Luciano Romanella. Da quel maledetto lunedì 15 settembre è passato poco più di un mese, ma sembra un secolo. Tre famiglie distrutte dal dolore, la famiglia di Ciferri, morto a 47 anni, e quelle delle vittime, Mustafa Nexhmedin, 38, e Avdyli Valdet, 26, carpentieri immigrati dal Kosovo. Storie dove si intrecciano i destini di tanti bambini e ragazzi, cinque figli e un sesto in arrivo per le due famiglie dell’Est e tre per i Ciferri.
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