Spaccatura in Confindustria, 16 imprenditori fermani si dimettono in segno di protesta dopo due espulsioni

Spaccatura in Confindustria, 16 imprenditori fermani si dimettono in segno di protesta dopo due espulsioni
FERMO - «Dimissioni anche perché potrebbe essere ravvisato un danno di immagine subito dagli espulsi Luciani e Santori, con conseguenti richieste di risarcimento...

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FERMO - «Dimissioni anche perché potrebbe essere ravvisato un danno di immagine subito dagli espulsi Luciani e Santori, con conseguenti richieste di risarcimento danni verso chi, oltrepassando le regole dello statuto, le ha decise». Sono le parole di Stefano Violoni, presidente Ance di Fermo, uno dei 5 membri del consiglio di presidenza di Confindustria Centro Adriatico che ha rassegnato le dimissioni. Ecco chi lo ha seguito.

 

 

Gli altri sono Davide Beleggia, Giulio Cruciani, Carlo Forti, Nicolò Steca. Questi 5 erano anche componenti del consiglio generale della stessa associazione dal quale si sono dimessi altri 11 membri: Giuseppe Ciarrocchi, Enrico Cognigni, Alberto Fasciani, Claudio Frollà, Francesco Girolami, Giorgio Nerpiti, Sara Santori, Gianluca Tombolini, Arturo Venanzi, Monica Virgili e Rodolfo Zengarini. 
I nomi dei dimissionari sono stati comunicati ieri in una nota stampa congiunta. Per i 16 imprenditori fermani che hanno lasciato l’incarico si è trattato di «una scelta condivisa che unisce chi da anni lavora per il bene di tutti gli associati. Ma proprio perché per fare il bene bisogna rispettare le regole, è diventato impensabile continuare a fare parte degli organi dirigenziali di Confindustria Centro Adriatico. Una scelta ponderata che coinvolge ogni settore economico, dalla metalmeccanica all’edilizia, dagli accessori alle calzature, dai servizi all’energia, dai cappelli ai trasporti. Questo a riprova che, come qualcuno invece vorrebbe far credere, non è una questione tra calzaturieri e sistema imprenditoriale di Confindustria, ma una non condivisione di atti e azioni che non hanno rispettato lo statuto dell’aquilotto». 
Le dimissioni dalle cariche associative non automaticamente significano che le aziende a cui gli imprenditori sono collegati hanno cancellato la propria iscrizione al sistema confindustriale. Per sapere quante e quali aziende hanno lasciato Confindustria occorrerà aspettare ancora. 


Nel frattempo però la maggior parte degli imprenditori proveniente da Fermo che riveste una carica all’interno dell’associazione ha rimesso il proprio mandato. Tra questi, come accennato, Stefano Violoni: «Confindustria Centro Adriatico viene condotta a forza di maggioranza, in alcuni casi sfiorando il limite delle regole dello statuto ma in alcuni casi oltrepassandole, come è avvenuto per le espulsioni di Santori e Luciani» osserva l’imprenditore che prosegue: «Non posso più fare parte di un organo associativo che delibera non rispettando lo statuto. A maggior ragione questo vale per me che rappresento gli edili fermani. Il rapporto con i colleghi ascolani? Buonissimo. Con il presidente di Ance Ascoli Massimo Ubaldi ho un rapporto stupendo. Mai avuto problemi. Una bellissima comunione di intenti. Quella che avrei voluto vedere anche all’interno di Confindustria Centro Adriatico ma che invece è mancata».

 

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Corriere Adriatico