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FERMO - L’attività agricola montana della zona dei monti Sibillini sta registrando un declino continuo già da tempo e occorre rapidamente fermare questa tendenza. Ora siamo all’emergenza. Sono molti, troppi gli ostacoli. Allarmi lanciati dall’associazione “Rivoluzione Contadina”, coordinata da Alfredo Cristofori, con oltre un centinaio di aziende agricole, specialmente piccole, della fascia dei Sibillini delle province di Ascoli e Fermo. Problematiche pesanti a partire dalla presenza eccessiva di fauna selvatica come cinghiali, lupi, caprioli e istrici.
I selvatici
«Questi selvatici distruggono completamente le colture - dice l’associazione - e impediscono di assumere e/o tenere fede agli impegni commerciali incidendo in maniera irreversibile sul brand aziendale. Le misure di prevenzione proposte dalle associazioni territoriali di caccia sono inadeguate per fronteggiare qualsiasi intrusione e comportano costi di impianto e gestione non sostenibili.
Il consorzio
Quindi il Consorzio di Bonifica. «Non sono note opere di bonifica realizzate dal Consorzio sul nostro territorio. Invece – dice l’associazione – ci sono richieste del contributo di bonifica verso gli agricoltori, pur non ricorrendone, spesso, i presupposti impositivi. Il Consorzio di Bonifica, in quanto ente pubblico, deve ispirare la propria gestione al principio del buon andamento sancito dall’articolo 97 della Costituzione. Il Consorzio deve essere riformato». I consorzi di bonifica sono una delle istituzioni principali per la realizzazione degli scopi di difesa del suolo, di risanamento delle acque, di fruizione e di gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale e di tutela degli assetti ambientali ad essi connessi. Per Rivoluzione Contadini purtroppo questo obiettivo non sarebbe perseguito con determinazione.
Le proposte
Vanno inoltre riformate anche le Associazioni Territoriali Caccia (Atc). Tra le proposte dell’Associazione quella in cui il danno da selvatici deve essere risarcito dalla Regione e non dagli Atc essendo la stessa unica titolare della legittimazione passiva. Il compito degli ambiti territoriali di caccia può essere limitato all’accertamento del danno, ma l’attività degli agronomi deve essere disciplinata da apposite linee guida emanate dalla Regione Marche con provvedimenti aventi forza di legge. Altro punto le deroghe alle norme urbanistiche. «Un locale idoneo per la vendita diretta dei propri prodotti comporta spese importanti, non sostenibili per la maggior parte delle imprese agricole quasi tutte di piccole dimensioni. Occorrerebbe, in deroga ai vincoli urbanistici, autorizzare l’utilizzo di strutture modulari rimovibili per periodi superiori a quelli previsti per le costruzioni provvisorie (attualmente di 3 mesi, più una proroga fino a 6). Infine eliminazione delle imprese agricole che non sviluppano volume. “Occorre una mini riforma - conclude l’associazione - che favorisca coloro che producono o vogliono produrre, convogliando su di loro le risorse pubbliche recuperate, togliendole alle aziende non produttive ma che percepiscono aiuti».
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Corriere Adriatico