Fermo, bazar del falso tra le bancarelle Una delle menti è elpidiense di 62 anni

La conferenza stampa della Finanza
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FERMO Non era un semplice mercatino, ma un punto di riferimento per il commercio abusivo. Un vero e proprio polo logistico per lo smistamento delle merci contraffatte. Una vetrina, un punto vendita e addirittura un magazzino dei prodotti falsi, che in parte venivano stoccati all’interno di autovetture parcheggiate nell’area di risulta. Fra le bancarelle anche dei piccoli laboratori in cui i capi griffati venivano confezionati. Era questo, per i finanzieri del comando provinciale di Pescara, quello che avveniva nel mercatino dei senegalesi, da qualche mese sgomberato. Fra gli indagati anche un napoletano domiciliato a Porto Sant’Elpidio, il quale provvedeva a piazzare la merce nella zona delle Marche.  L’operazione “Bazar”  ha portato in totale all’emissione di 15 misure cautelari, una persona è finita in carcere, nove ai domiciliari, due sono state colpite da obbligo di dimora. Ancora ricercati tre senegalesi. In carcere, il senegalese Mbaye Diop, 39enne, a capo dell’organizzazione. Ai domiciliari, invece la moglie di Diop, Daro Ndiaye e Papa Ngom, 36enne pure lui. Domiciliari anche per i grossisti. E dunque per i napoletani Giuseppe Errichello di 60 anni; Salvatore La Marra di 37 anni; Paolo e Armando Cimmelli di 34 e 32 anni che rifornivano capi di abbigliamento e accessori con tariffario prestabilito. Poi vi erano quelli che invece si occupavano dei rifornimenti di etichette in stoffa e metallo. Si tratta di Mario Russo, 62 anni originario di Napoli, ma residente a Porto Sant’Elpidio. Lui organizzava l’approvvigionamento nelle Marche. 
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Corriere Adriatico