Fermo, imprenditori calzaturieri alle prese con i robot in manovia: «Prendono il posto dei giovani che non ci sono più»

Fermo, imprenditori calzaturieri alle prese con i robot in manovia: «Prendono il posto dei giovani che non ci sono più»
FERMO - Troppo costosa. A volte complicata nell’utilizzo. Per alcuni semplicemente «non necessaria». È l’innovazione spinta nel settore calzaturiero...

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FERMO - Troppo costosa. A volte complicata nell’utilizzo. Per alcuni semplicemente «non necessaria». È l’innovazione spinta nel settore calzaturiero che si dichiara fedele alle abilità manuali dei suoi artigiani. Che però scarseggiano. I principali ostacoli all’innovazione sono due: la piccola dimensione delle imprese e il fatto che realizzano prodotti di alta qualità nei quali il fatto a mano è una delle peculiarità principali. 



«L’innovazione e la tecnologia sono fondamentali nella maniera in cui aiutano il lavoro manuale» osserva Gianni Giannini, ceo del calzaturificio Doucal’s. Un esempio di innovazione nel calzaturiero è la macchina Cad-Cam per il taglio dei pellami. Una macchina che molte aziende ormai hanno. «Il tagliatore a mano è sicuramente più produttivo e ha una resa migliore in fatto di qualità. Ma oggi non si trovano più giovani che vogliono fare questo mestiere. Viceversa si trovano quelli che lavorano ad una macchina da taglio automatizzata: il lavoro è più preciso, più pulito e con maggiore sicurezza rispetto agli infortuni. Ecco perché disporre di una macchina da taglio di nuova generazione conviene» osserva l’imprenditore veregrense che guida un’azienda da quasi cento dipendenti. Un altro esempio di innovazione è la modelleria con il sistema 3D. Anche qui Giannini ha i suoi dubbi: «Se il business si basa su un monoprodotto, il 3D è sicuramente vantaggioso perché ti permette di cambiare colori e accessori in un attimo. Ma le nostre aziende hanno molti modelli. Inoltre questa macchine hanno dei software che non sono così intuitivi per cui occorre fare formazione prima di poterle utilizzare appieno». 

Il prototipo

In sostanza, in alcuni casi si fa prima a realizzare il prototipo così come è stato sempre fatto piuttosto che utilizzare la macchina 3D. Questo è il pensiero di una impresa non refrattaria al progresso ma che nel 2017 aveva lanciato il progetto Doucal’s 4.0. Gli artigiani addetti al taglio, giunteria e montaggio inforcavano degli occhiali dotati di una microcamera per digitalizzare le loro abilità manuali al fine di agevolare la formazione dei neoassunti, ridurre gli errori, ottimizzare la produzione e tramandare al futuro la tradizione del distretto calzaturiero del Fermano. In questo caso l’applicazione della tecnologia è stata resa utile. Lidfort, sempre a Montegranaro, è una micro azienda con 5 dipendenti che produce calzature artigianali da uomo con lo stesso metodo di tanti anni fa.

Il ricambio generazionale

La difficoltà nel ricambio generazionale dei dipendenti non è un problema in cima alla lista: «Al momento non abbiamo necessità impellenti. Sappiamo che non è facile attirare giovani e siamo consapevoli che quando arriverà il momento di rimpiazzare qualcuno che andrà in pensione sarà molto dura» afferma Vincenzo Fortuna, che con suo fratello Onelio guida l’impresa fondata nel 1945 dal padre Lido. E quando gli viene chiesto se la tecnologia può dar loro una mano, la risposta è netta e chiara: «Produciamo con le stesse tecniche di molti anni fa. Non vediamo la necessità di fare ricorso alla automazione o alla digitalizzazione». Anche dal calzaturificio Pantanetti (oltre 20 dipendenti), la risposta è in linea con quella di Doucal’s: «Siamo troppo piccoli per automatizzare. Ci vorrebbero più quantitativi» afferma Michele Fraboni. Il calzaturificio però ha digitalizzato il proprio archivio storico (da 10 anni ad oggi). Ciò gli consente di poter realizzare di nuovo modelli presenti nelle passate collezioni, in base alle richieste del cliente.

 

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Corriere Adriatico