Disagi dei giovani, cresce l'allarme: famiglie in difficoltà. Nasce anche un nuovo Centro di salute mentale

Disagi dei giovani, cresce l'allarme: famiglie in difficoltà. Nasce anche un nuovo Centro di salute mentale
FERMO - Se c’entra il Covid, sarà il tempo a dirlo. Fatto sta che, nel Fermano, sono in «grande aumento le richieste di visite e ricoveri di giovani» nel...

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FERMO - Se c’entra il Covid, sarà il tempo a dirlo. Fatto sta che, nel Fermano, sono in «grande aumento le richieste di visite e ricoveri di giovani» nel Centro di salute mentale dell’Area vasta 4. «Vediamo un grande disagio nella popolazione, soprattutto nei giovani, che si esprime a vari livelli sintomatologici, anche attraverso comportamenti di ordine pubblico, come risse o abusi di alcol e sostanze».

 
A parlare è Mara Palmieri, direttrice del Dipartimento di salute mentale dell’Av, che parla di «un malessere che deve essere intercettato per prevenire l’intervento di presa in carico che è la prognosi migliore». Ieri mattina, all’ultimo piano del Seminario arcivescovile, è stata inaugurata la nuova sede del Centro di salute mentale. Settecento metri quadrati in affitto, divisi tra due corridoi e stanze luminose e accoglienti. Quadri colorati alle parete e, all’ingresso, un albero della vita dipinto da due artisti di Monte Urano. Fulcro del dipartimento, il centro, che è ancora aperto nella casetta davanti al pronto soccorso dell’ospedale Murri e che sarà operativo nella nuova sede da aprile, è la prima interfaccia per i pazienti.


Lì avviene la presa in carico, ma anche le attività di prevenzione, cura, riabilitazione e consulenza, visite comprese. «Un riferimento per i cittadini che hanno problemi di disturbi psichici generali», lo definisce Palmieri, parte, assieme al reparto di Psichiatrica del Murri e all’area riabilitativa di via Zeppilli, del Dipartimento di salute mentale. «La presa in carico è il lavoro maggiore – spiega la direttrice –, vuol dire seguire il paziente attraverso un percorso terapeutico individualizzato fatto da un’equipe multidisciplinare».


Fondamentale – prosegue – è anche la rete sociale con Comuni e associazioni, per «il reinserimento del paziente nel territorio di appartenenza e per evitare la cronicizzazione della patologia». Il Centro è aperto tutti i giorni dalle 8 alle 14, festivi esclusi. Oltre alla sede di Fermo, sono operative quelle periferiche nei distretti sanitari, «ognuna con un’equipe multidisciplinare referente per quell’area». «Abbiamo sbloccato una situazione ferma da diversi anni. Grazie all’integrazione tra sociale e sanità, abbiamo ottenuto ottimi livelli di assistenza», il commento del direttore dell’Area vasta fermana, Roberto Grinta. Con la vista sul Duomo, le finestre che danno sul cortile e la riservatezza della collina, l’ex Seminario è sembrato il posto più adatto per ospitare il Centro. Alla Curia, la richiesta è arrivata un anno e mezzo fa, pochi mesi dopo che gli ultimi richiedenti asilo avevamo lasciato la struttura.

«Con don Enrico (Brancozzi, rettore del seminario, ndr) – ha spiegato l’arcivescovo Rocco Pennacchio –, non abbiamo esitato a dire di sì perché, oggi, queste forme di sofferenza sono quelle che creano maggiori difficoltà nelle famiglie. Sapere che possiamo essere utili mettendo a disposizione strutture per questo tipo di servizio ci fa onore». Fragilità sempre esistite, quelle di chi si rivolge al centro, accentuate, forse, dal Covid che ha fatto emergere disagi latenti e ne ha fatti nascere di nuovi.



«Oltre alla cura della persona, intorno a queste patologie deve esserci amore. Le associazioni di volontariato dovrebbero creare un circuito sociale per cui queste persone possano sentirsi coccolate. Dobbiamo investire molto in questo», le parole dell’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico