Fermo, le Bestie nere restano in cella La Finanza dà la caccia ai 4 latitanti

Magistrati e Finanza che hanno portato avanti le indagini
FERMO - Il Gip di Fermo, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha confermato le sette misure cautelari del maxiblitz della Guardia di Finanza di Fermo contro la banda romena...

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FERMO - Il Gip di Fermo, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha confermato le sette misure cautelari del maxiblitz della Guardia di Finanza di Fermo contro la banda romena che gestiva il traffico della prostituzione a Tre Archi e Porto Sant’Elpidio. Tutto mentre le indagini delle Fiamme gialle proseguono per rintracciare i quattro affiliati alla cosca che si sono resi irreperibili per evitare l’arresto. Prostituzione, droga, estorsioni, minacce, violenze fisiche, un bagaglio importante di malaffare che la banda delle Bestie nere aveva messo su controllando un vasto territorio e in grado di produrre un giro di affari milionario. 


Una indagine durata un anno che si è valsa di sofisticate tecniche investigative che hanno messo a nudo una delle bande più pericolose che mai si sia insediata nel Fermano. Una struttura malavitosa, bene organizzata, che oltre a gestire più di venti ragazze, tutte romene, allargava i propri interessi anche nel mondo della droga e delle estorsioni. Una banda violenta che aveva saputo trovare un punto di equilibrio con le altre organizzazioni criminali e che usava la violenza come bastone di comando sia contro i propri affiliati che osavano contraddire i capi, che contro le ragazze sottomesse e costrette a prostituirsi. Ma anche contro chiunque avesse osato interferire con i propri affari. Si era creato un clima di terrore e di paura che non ha precedenti sul nostro territorio.

Le indagini hanno consentito di appurare anche alcune estorsioni ai danni di clienti ai quali veniva fatto credere di aver messo incinta la ragazze con le quali erano stati, minacciando di spifferare tutto alle loro famiglie se non avessero pagato. L’attenzione degli investigatori resta dunque altissima.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico