Emergenza caldo e anziani, centralini presi d'assalto: «Ecco il nostro piano»

Emergenza caldo e anziani, centralini presi d'assalto. «Ecco il nostro piano»
FERMO - Stanno a casa da soli e si rattristano. Vorrebbero parlare con qualcuno, scambiare anche solo due parole, ma non hanno nessuno con cui farlo. Così, prendono il...

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FERMO - Stanno a casa da soli e si rattristano. Vorrebbero parlare con qualcuno, scambiare anche solo due parole, ma non hanno nessuno con cui farlo. Così, prendono il telefono e chiamano quelli che, prima, erano perfetti sconosciuti. Ma che, col tempo, sono diventate ancore di salvezza. Sono in aumento, nel Fermano, le telefonate degli anziani soli ai centralini degli ambiti sociali e agli sportelli dei sindacati. Due anni e più di pandemia e, adesso, il caldo che sembra non volerne sapere di smettere li hanno ormai tagliati fuori dalla socialità.

 

La routine

Gli anziani restano quindi fuori dalla quella routine fatta di passeggiate e incontri sempre uguali che, per loro, era vita. La paura del Covid, che purtroppo ancora non molla, e le temperature proibitive di questi giorni li tengono ancorati al divano. Quasi sempre soli. Per questo chiamano i centri d’ascolto, in cerca di una voce amica. «Per gli anziani, l’ascolto è importantissimo. Hanno un enorme bisogno di parlare e di qualcuno che gli dia retta. Rimanendo spesso a casa da soli, rischiano di regredire a livello psicofisico», spiega Paolo Filiaci, segretario dello Spi di Fermo, il sindacato degli anziani della Cgil. La questione non riguarda solo gli anziani senza famiglia. Anche quelli che vivono con figli e nipoti passano buona parte delle giornate senza nessuno intorno. Ai centralini chiedono aiuto per fare la spesa e per andare dal medico. Di servizi dedicati, ce ne sono diversi. Qualcuno funziona bene, qualcun altro un po’ meno. Ma quello che gli anziani vogliono quando compongono il numero è soprattutto scambiare quattro chiacchiere, fosse anche solo per parlare del più e del meno. Per non restare tutto il tempo davanti alla tv o a fissare la finestra guardando, fuori, la vita che va avanti senza di loro. «Anche se sono autosufficienti, la condizione di solitudine può sfociare nella depressione», dice Filiaci. Ecco il senso delle linee telefoniche dedicate agli anziani che chiedono più attenzioni. Dai parchi ombreggiati dove potersi incontrare quando non fa tanto caldo ai centri sociali.
I luoghi


Su questo fronte, va meglio a quelli che vivono a Fermo e lungo la costa, perché possono contare su una rete che funziona. Per quelli dell’entroterra, invece, il centro sociale è nei bar, quando possono raggiungerli. Perché, di fianco agli anziani che stanno bene e che, avendo la possibilità, sarebbero ben più attivi, ci sono quelli non più autosufficienti. Per loro, la solitudine coincide con l’infermità. Ma un anziano infermo significa anche prosciugare i risparmi di famiglia. «Un dramma che si aggiunge a quello di avere un caro non autosufficiente», spiega ancora il segretario dello Spi fermano. «Di solito – prosegue –, la famiglia cerca di farli restare in casa il più possibile, ma serve l’assistenza domiciliare. Va assolutamente potenziata visto che, spesso, ci si deve rivolgere al personale a pagamento». Non va meglio se si decide per il ricovero in una struttura specializzata perché, «nella provincia d’Italia con le pensioni più basse, il rischio è di mettere in crisi l’economia famigliare». E, anche se l’anziano ha una buona pensione, quasi mai basta a coprire la retta. Da qui, la richiesta di Cgil, Cisl e Uil di «una legge sulla non autosufficienza, che permetta di avere un’adeguata assistenza domiciliare o l’integrazione della retta in caso di ricovero». Perché, con le casse dei Comuni sempre più vuote,  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico