FERMO - Lo aveva detto in una calda serata di metà luglio, al termine di una fiaccolata contro il razzismo, nei giorni in cui non si faceva altro che discutere del...
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Ebbene don Vinicio nei giorni scorsi, lontano ormai dalla luce dei riflettori, si sarebbe recato nel carcere di Marino del Tronto per incontrare Amedeo Mancini con il quale avrebbe avuto un colloquio. La notizia, che non trova per ora conferme ufficiali, visto il riserbo che don Vinicio stesso avrebbe preteso intorno alla sua iniziativa, ha tuttavia una sua importanza in quanto rappresenterebbe il primo faccia a faccia tra l’ultrà e il suo più grande accusatore.
Dopo il clamore anche eccessivo che nei primi giorni di luglio, dopo la morte di Emmanuel, si era creato intorno al caso, don Vinicio ha fatto scendere un silenzio tombale. Un appello in tal senso lo aveva formulato, forte e chiaro, peraltro, dall’altare del duomo, nel corso dei funerali solenni di Emmanuel, l’arcivescovo di Fermo Luigi Conti che lamentava dal pulpito di non essere stato fino a quel momento, ascoltato.
Da oltre un mese è calato il sipario sulla vicenda e don Vinicio ci ha messo del suo non rispondendo più ai giornalisti e soprattutto creando una barriera protettiva intorno a Chinyery, nel frattempo trasferitasi al Sagrini. Poi, sempre nel più assoluto riserbo, la decisione di recarsi in carcere, per guardare in faccia Mancini e per parlargli. Cosa si siano detti non è dato sapere. Nè si sa se questa mossa di don Vinicio sia il preludio di un’altra scelta, che sarebbe questa sì clamorosa ovvero la rinuncia di costituzione di parte civile da parte del sacerdote. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico