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FERMO - L’applauso, appena la barella arriva nel parcheggio delle ambulanze. Il viso pallido. Lo sguardo un po’ stordito di chi ha passato cento giorni in un letto d’ospedale. Il mazzo di fiori per «gli angeli che meritano più fiducia». Giornata di festa, ieri, al Murri, dove è stato dimesso l’ultimo paziente Covid di Rianimazione.
Morto a 59 anni il giorno dopo il vaccino. Eseguita l’autopsia, servono altri esami
Si chiama Angelo, ha 62 anni ed è di Montegranaro. In ospedale ci è arrivato prima di Pasqua, coi segni iniziali della malattia: il fiato corto e la respirazione che si fa difficile. Ma niente che avrebbe fatto pensare a quello che sarebbe successo nei giorni a venire. Perché Angelo, prima del Covid, stava bene.
Il quadro clinico
«Nessuna patologia pregressa, giovane e magro», spiega la primaria di Rianimazione, Luisanna Cola, che, assieme al collega di Malattie infettive, Giorgio Amadio, ieri mattina l’ha saluto, prima del trasferimento nella Rsa di Campofilone per la riabilitazione.
L’assenso
E che, quando Angelo è diventato negativo al Covid, ha permesso alla famiglia di andare a trovarlo, «cosa molto importante perché questa malattia carica molto il sistema nervoso e, poter sentire i propri cari vicino, è di grande supporto», dice la primaria di Rianimazione. Che è critica sulle mascherine all’aperto non più obbligatorie. «Se noi operatori le portiamo sempre – spiega – è perché sappiamo che è l’unico modo per ridurre la circolazione del virus. La decisione di toglierle non ha senso». Spinge sulle vaccinazioni per i giovani, Cola, «per non ripetere a settembre, con la riapertura delle scuole, la tragedia degli ultimi due anni». «Non bisogna avere paura del vaccino. Aderire alla campagna vaccinale è un dovere civile e sociale», incalza. E sull’ipotesi di riaprire le discoteche, aggiunge: «Siamo l’evidenza che si può stare in una stanza chiusa senza far circolare il virus. Si può fare tutto, ma a patto di rispettare le regole e di vaccinarsi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico