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FERMO - Una provincia amica delle donne. Sicura e con i servizi che funzionano abbastanza. Le note dolenti arrivano dall’economia fiaccata dal Covid, dalla sanità a corto di specialisti e dalla cultura che offre poche opportunità. È il quadro che il Sole 24 Ore traccia del Fermano. Il report annuale sulla qualità della vita delle province italiane conferma la nostra fanalino di coda delle marchigiane.
Si trova al 69esimo posto (uno in meno dell’anno scorso), con una flessione, però, molto più bassa delle altre quattro. Dei sei indicatori (“Ricchezza e consumi” 77esimo posto, “Affari e lavoro” 50esimo, “Demografia, società e salute” 58esimo, “Ambiente e servizi” 56esimo, “Giustizia e sicurezza” 39esimo, “Cultura e tempo libero” 80esimo) presi in esame dal quotidiano economico, rispetto al 2020, migliora solo il quarto (dal 78esimo al 56esimo posto). Nel sesto perdiamo addirittura 26 posizioni. La nota positiva arriva dal nuovo indicatore, comparso per la prima volta quest’anno. Misura la qualità della vita delle donne, ma ha una graduatoria a parte e non concorre a formare quella generale.
Alla voce “Sport femminile”, il Fermano è primo. La media delle dodici voci analizzate lo piazza 28esimo.
«Francamente mi sembra sempre una cosa molto aleatoria - rimarca il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro -. Si parla di dati e posizioni a livello provinciale ma ormai Fermo, la città capoluogo, ha oltre la metà di utenti connessi con la fibra fin nelle case, la città è anche connessa quasi totalmente, ma la provincia risulta in down. Sono stime un po’ “empiriche”, e questo lo dico sempre, ogni volta, sia quando si va su che quando si va giù». Secondo Calcinaro anche il Covid non è da non trascurare: «Sicuramente ha cambiato tanti parametri e queste graduatorie sono inevitabilmente anche dovute al virus». Covid o no, fra i dati più allarmanti c’è quello sulla provincia con le pensioni più basse d’Italia. Una media, l’anno scorso, di 15.868 euro. Male anche il fronte sanitario, dove il Fermano registra la seconda maglia nera, alla voce “Medici specialisti. L’anno scorso erano 8,6 ogni 10mila abitanti.
Per il segretario regionale della Cisl, Giuseppe Donati, «il problema messo in evidenza dal Covid viene da lontano, da politiche nazionali e regionali», con le seconde che «hanno puntato tantissimo sulla parte ospedaliera, con investimenti nettamente inferiori per le strutture territoriali». Se nel Fermano gli specialisti scarseggiano, secondo Donati, è anche perché «le retribuzioni sono nettamente inferiori rispetto a quelli di altre regioni e i giovani preferiscono fare scelte diverse». Per il sindacalista, se ne esce solo «con risorse nuove che vadano a riequilibrare alla media nazionale realtà palesemente disallineate». Brutte notizie anche sul fronte economico, con il penultimo posto, al 30 settembre 2021, nel rapporto tra imprese cessate ogni cento registrate (4) e il terzultimo per le ore di cassa integrazione autorizzate in media (402,2 a impresa).
Buone nuove arrivano, invece, dall’e-commerce, con il 6,9% delle imprese registrate che commerciano online (quarto posto). Uno scenario che non sorprende il direttore di Confindustria Fermo, Giuseppe Tosi. «Il problema – spiega – è che è tutta la regione a essere in sofferenza, non solo la nostra provincia o un comparto specifico». Accesso al credito, infrastrutture e costo del lavoro le leve su cui agire, secondo Tosi, per provare a risollevare le sorti dell’economia fermana e marchigiana.
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Corriere Adriatico