Centro e commercio, scintille sul rilancio del salotto cittadino. Le attività sono ancora in flessione

Centro e commercio, scintille sul rilancio del salotto cittadino. Le attività sono ancora in flessione
FERMO  - Si scaldano gli animi quando si parla di centro storico. E del suo commercio che fatica a tenere botta. Le serrande abbassate fanno male ai fermani che piazza e...

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FERMO  - Si scaldano gli animi quando si parla di centro storico. E del suo commercio che fatica a tenere botta. Le serrande abbassate fanno male ai fermani che piazza e dintorni ce l’hanno nel cuore e ai turisti che, certi giorni, non hanno un posto dove prendere un caffè. Di come rilanciare il centro si dibatte da anni. Quando le cose andavano meglio, sono arrivati terremoto e Covid. «Dobbiamo ripartire dal 2015», diceva qualche giorno fa Mauro Torresi al nostro giornale, commentando la penuria di locali in piazza.

 


Nel frattempo, in centro, s’è abbassata un’altra serranda. Quella di Fabiana, storico negozio di abbigliamento all’inizio di corso Cavour, che, in cinquant’anni di attività, era diventata punto di riferimento per fermani e no. La notizia, assieme ai dati di Confcommercio, che parlano di 25 attività commerciali in meno in centro negli ultimi dieci anni, ha rinfiammato il dibattito sulle scelte per rilanciare il comparto. «C’è un evidente problema di impoverimento delle attività nel centro storico. Un percorso di depauperamento che viene da lontano, con diverse responsabilità e pochi responsabili. Inneggiare al rilancio del capoluogo non aiuta e non aiuterà, specie fra gli amministratori. Pianifichiamo, partendo dagli investimenti fatti, per attuare una strategia strutturale che possa arricchire il centro storico e collocarlo nella vita pubblica e quotidiana cittadina», ha scritto in un post il consigliere comunale del Pd, Paolo Nicolai.


«Con questa mentalità, voi la città la tornate a governare tra un quarto di secolo. Pensate a costruire e non a screditare. Il vostro fine dovrebbe essere la città, non screditare Calcinaro e un’amministrazione che non si risparmia mai, pur facendo errori, perché solo chi non fa non sbaglia», la risposta al vetriolo, sempre via social, del primo cittadino. Alla quale, a stretto giro, s’è aggiunta quella dello stesso Mauro Torresi. «Quando siamo entrati, nel 2015 – ricostruisce l’assessore al Commercio –, la situazione era molto peggio di adesso. Pian piano, siamo riusciti a riportare entusiasmo e far tornare la gente in piazza e nel centro storico e questo ha incoraggiato anche nuove aperture. Infatti siamo arrivati a non avere più vetrine vuote in piazza e fino a metà corso Cefalonia». 


«Nonostante quello che è accaduto in questi periodi, abbiamo tenuto botta, con chiusure motivate e aperture grazie agli aiuti che siamo riusciti a mettere a disposizione. Accendere i riflettori su una chiusura, invece di dare risalto a una nuova apertura o a chi resiste, è il classico modo di comportarsi degli avvoltoi che girano su Fermo, nonché una mancanza di rispetto verso chi ancora crede in una città che si riprenderà», aggiunge Torresi. Che ha fatto però arrabbiare Renzo Paccapelo. Il presidente di Confabitare non ha gradito le dichiarazioni del vicesindaco, secondo il quale il problema delle vetrine vuote in centro dipende più che altro dai proprietari dei locali, poco collaborativi.


Tutto falso, dice Paccapelo. Per il quale, «le ragioni del mancato decollo commerciale del centro storico vanno ricercate nella miopia dell’amministrazione comunale, da anni incapace di mettere sul tavolo un progetto organico di rilancio». Rigenerazione del tessuto abitativo, cambio di destinazione per gli immobili meno appetibili, canoni concordati con gli ordini professionali, eventi per rendere più attrattivo il centro e infrastrutture per renderlo più accessibile, i passi da compiere, secondo Paccapelo, per poter ridare linfa al centro.

 

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Corriere Adriatico