Fermo, l'ordigno davanti alla chiesa collegato ad una sigaretta spenta

La bomba davanti alla chiesa
FERMO - Il parroco don Luigi Traini ha visto l'ordigno rudimentale ieri mattina, quando è andato ad aprire la porta della chiesa di San Gabriele dell'Addolorata a...

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FERMO - Il parroco don Luigi Traini ha visto l'ordigno rudimentale ieri mattina, quando è andato ad aprire la porta della chiesa di San Gabriele dell'Addolorata a Campiglione di Fermo per la prima messa domenicale: un barattolo pieno di polvere e una miccia collegata ad una sigaretta. Probabilmente solo per caso (forse la sigaretta si è spenta) l'innesco non ha provocato una deflagrazione, come invece era avvenuto tra febbraio e marzo davanti al Duomo di Fermo, poi nella chiesa di San Tommaso a Lido tre Archi e, infine, la notte fra il 12 e il 13 aprile a San Marco alle Paludi, parrocchia guidata da mons. Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e dell'Inrca.


Don Traini ha chiamato immediatamente i carabinieri, la zona è stata transennata e messa in sicurezza con l'aiuto dei vigili del fuoco. Poi sono arrivati i mezzi di soccorso del 118 e gli artificieri dell'Arma, che hanno spostato l'ordigno con un robot, lo hanno messo in sicurezza e trasportato ad Ancona, dove sarà sottoposto a tutti le analisi del caso, comprese quelle di polizia scientifica del Ris. Prudente il commento del comandante dei carabinieri di Fermo, capitano Roland Peluso: senza sapere cosa c'è in quel barattolo e se si tratta in particolare della stessa sostanza esplodente utilizzata negli altri tre episodi, è prematuro fare collegamenti perchè «manca la certezza matematica che sia stata la stessa mano ad agire».

Tra l'altro le analisi dovranno anche accertare la pericolosità o meno dell'ordigno. Ma fallito attentato o gesto intimidatorio che sia, apre nuovi e inquietanti scenari sulla scia di esplosioni ai danni di chiese di Fermo. Prima, tra le varie ipotesi, quella privilegiata era l'intenzione di colpire parrocchie particolarmente attive nel sociale. E in particolare la Caritas, a cui sono legati i parroci del Duomo, di San Tommaso di Lido tre Archi (un quartiere particolarmente problematico e degradato, dove operano anche gruppi criminali di varie etnie). Ma l'ordigno questa volta è stata piazzato nel quartiere popoloso ed economicamente florido di Campiglione, pieno di negozi, pizzerie e gelaterie, con un grosso centro commerciale e un cinema multiplex, che attirano gente da tutto il circondario. Ora ci si domanda se il ventaglio delle indagini non sia più ampio o inedito.


E' particolarmente preoccupato mons. Albanesi, da sempre in prima linea con la Comunità di Capodarco nell'assistenza e nel reinserimento di disabili, malati psichici tossicodipendenti e ora nell'accoglienza dei profughi. Don Vinicio - come lo chiamato tutti - parla di «preti nel mirino, non tanto le parrocchie» o «la Caritas». «Qualcuno ce l'ha con i preti impegnati - aggiunge -, qualcuno che conosce il territorio e ha scelto con precisione chi colpire». Oppure - azzarda - «un gesto anticlericale o antisociale».  Gli investigatori - l'inchiesta è della Procura di Fermo - a questo punto non escludono nulla, neanche il gesto di qualche squilibrato. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico