Autostrada e ferrovia. «Serve subito un piano per uscire dalla morsa». Cresce il partito del doppio arretramento

Autostrada e ferrovia. «Serve subito un piano per uscire dalla morsa». Cresce il partito del doppio arretramento
FERMO  - Si è tornato a parlare di arretramento, tanto di autostrada quanto di ferrovia, con un nuovo momento di riflessione promosso dalla Fondazione San Giacomo...

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FERMO  - Si è tornato a parlare di arretramento, tanto di autostrada quanto di ferrovia, con un nuovo momento di riflessione promosso dalla Fondazione San Giacomo della Marca. “Ferrovia e autostrada: gli arretramenti necessari per la sostenibilità”, questo il titolo dato all’incontro, s’è svolto alla Sala Imperatori di Porto San Giorgio.

 

«Nel nuovo scenario – l’introduzione di Massimo Valentini, presidente della Fondazione – ci saranno 176 treni sulla linea Adriatica, uno ogni 8 minuti, ad alta velocità. Qui si farà il trasporto merci, sulla linea tirrenica quello passeggeri. Scelta giusta, certo, ma quando si è costruita la ferrovia, qui non c’erano le città».


Problemi, per risolvere i quali l’idea di Valentini è ormai nota: arretrare la ferrovia e lasciare il tracciato attuale come metropolitana di superficie. «Ricollegando tutto con un hub centrale ad Ancona – dice – e ci sarebbe la vera alta velocità. Da arretrare anche l’autostrada: il tracciato dell’A14 resterebbe come Statale e l’attuale Statale come una strada comunale». Sul tema della dorsale adriatica, l’onorevole Lucia Albano ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini. «Il tema della dorsale adriatica – ha detto la Albano – è importante e centrale, ma lo è anche quello del collegamento tra le due coste, adriatica e tirrenica. L’Abruzzo ha due autostrade, le Marche, per Roma, neanche una. Detto questo, passando alla ferrovia, la Regione chiedeva un aumento nel trasporto passeggeri, ma qui, con un treno merci ogni 8 minuti, dove andranno i passeggeri? Il ministro evidenzia la contrarietà solo delle Marche, ma non sarebbe così. Il nuovo sistema treni va a completo regime fra 15 anni, praticamente domani».

A un mese dalla fine del suo mandato da sindaco di Porto San Giorgio, Nicola Loira non ha potuto che constatare come «nell’azione amministrativa futura non si potrà prescindere dai problemi infrastrutturali, sia per le ricadute ambientali, sia per i lavori di ammodernamento. Quanto all’autostrada va ammodernata ma quando saranno finiti i lavori, sarà già inadeguata: un incidente e il traffico arriverà nelle nostre città». All’incontro era presente anche il sindaco di Pedaso, Vincenzo Berdini, anche lui in scadenza di mandato, ma unico candidato nel suo Comune.


«Parlo da ingegnere – commenta – e dico che non possiamo andare avanti con le infrastrutture di 200 anni fa: avere infrastrutture adeguate è la base del progresso, e questo lo sapevano bene già i Romani. Sulle ferrovie siamo in ritardo, al nord si sono mossi prima. Sull’autostrada va trovata una soluzione. In questo senso un primo incontro tra sindaci, regione e Autostrade, mercoledì prossimo, a San Benedetto, servirà a gettare le basi per trovare una soluzione». Problemi futuri ma nemmeno troppo, quindi, con disagi però già presenti. E questo, soprattutto per le ferrovie, l’hanno detto anche i due candidati a sindaco di Porto San Giorgio. «Continueremo a batterci – le parole di Francesco Gramegna – per uscire dalla morsa autostrada-ferrovia che stringe la città. Penso a tutti quelli che come me abitano a pochi passi dalla ferrovia: passa un treno e trema tutto. Porto San Giorgio deve avere una mobilità dolce». «Siamo anche noi favorevoli sulla linea della collaborazione – le parole di Valerio Vesprini – il problema treni è anche degli alberghi che sono quasi tutti vicini ai binari. Per la viabilità attenzione all’autostrada, ma non dimentichiamoci le infrastrutture di collegamento: ok la Valdaso, ok la Valtenna, non tralasciamo la Valdete».

 

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Corriere Adriatico