FERMO - Un’autopsia da rifare, un fascicolo che finora si mostra un po’ povero di elementi tanto da accrescere, ora dopo ora, i dubbi dei genitori di Giacomo Nicolai,...
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Dicevamo dei dubbi della famiglia. Nel fascicolo che la mamma Erminia Fidanza, avvocatessa molto conosciuta in città, ha preso dalle mani del procuratore di Valencia, c’è davvero poco. Intanto si è appurato che tra domenica e lunedì sono stati sentiti, come persone informate dei fatti, cinque ragazzi, amici di Giacomo. Si tratta dei due coinquilini messicani di lingua spagnola che dividevano con lui, in stanze separate, l’appartamento di via Calle Josè Maria de Haro, e dei tre ragazzi che hanno trascorso con lui una parte della serata di sabato, l’ultima di Nicolai da vivo.
Si tratta però di testimonianze molto sintetiche, mini-verbali, meno di una paginetta dattiloscritta. E non si capisce se quelli consegnati alla mamma di Giacomo siano i verbali per riassunto degli originali o se davvero le loro testimonianze siano state trascritte in maniera sintetica e forse, secondo il giudizio dei familiari e del loro avvocato, Igor Giostra, in modo un po’ troppo sbrigativo.
Tra le righe emerge comunque che Giacomo la sera prima aveva partecipato a una festa, che con la comitiva con cui si trovava avevano bevuto qualche drink e poi, tra le 4 e le 5 del mattino due ragazzi erano andati verso la spiaggia per attendere l’alba e lui era rientrato a casa. Il disastro prima delle 8, quando i coinquilini sentono uno strano rumore provenire dalla camera di Giacomo, aprono la porta e fanno la scoperta. Per cercare di acquisire tutti gli atti e per provare a riparlare con i cinque ragazzi già sentiti dalla polizia di Valencia, la famiglia di Giacomo sta valutando l’opportunità di nominare un legale in Spagna proprio per approfondire gli aspetti ancora poco chiari della vicenda. Altra domanda che si pone la famiglia, senza avere certezze, è se siano stati fatti o meno gli esami tossicologici. Si dà per scontato che siano stati fatti anche se, per il momento, Giostra non ha in mano niente che lo attesti. E ripetere in Italia esami del genere a distanza di più di una settimana, potrebbe risultare inutile. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico