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PORTO SANT’ELPIDIO - Quasi 800 soccorsi urgenti per casi acclarati o sospetti Covid-19 a Porto Sant’Elpidio dall’esplosione della pandemia, meno feriti per incidenti e risse ma tanto lavoro sul coronavirus per la Croce Verde di Porto Sant’Elpidio nell’ultimo anno. Il presidente Ezio Montevidoni racconta l’attività ai tempi di pandemia.
Lui stesso, la guida della struttura con sede in via del Palo, ha fatto i conti con la malattia, risultando positivo l’8 gennaio. Ne è uscito da pochi giorni e parla del periodo vissuto, difficile e impegnativo.
I servizi
Da marzo 2020, da quando cioè sono cominciati i servizi con i positivi al Covid, fino a dicembre, sono state 759 le urgenze per trasportare all’ospedale persone con i sintomi virali. Sono stati 26 servizi a marzo, 44 ad aprile, 63 a maggio, 37 a giugno, 46 a luglio, 62 ad agosto, 57 a settembre, 72 a ottobre. A novembre c’è stato uno sbalzo notevole, con la seconda ondata, e sono stati 108 i soccorsi in urgenza, 123 a dicembre. Il nuovo anno è cominciato con 121 persone portate all’ospedale nel mese di gennaio.
È una vera e propria macchina da guerra del soccorso la Croce Verde portoelpidiense con 415 volontari, 223 soccorritori, 130 autisti, 66 persone impiegate in altri servizi, 9 dipendenti, 4 istruttori, 7 giovani in servizio civile. Risorse umane alle quali si aggiungono i mezzi: quattro ambulanze di soccorso 118, sei per servizi secondari, un’automedica, nove pulmini per trasporto disabili e sette taxi sanitari.
Il rappresentante dell’associazione di pubblica assistenza, medico in pensione, fa sapere che, con il coronavirus, hanno dovuto fare i conti i membri del Consiglio di amministrazione ma «l’attenzione è stata sempre al top, per evitare contagi».
I contagi
Lo stesso presidente della Croce lo ha contratto: «il tampone dell’8 gennaio ha dato esito positivo - riferisce - a fine mese ho avuto il via libera dell’Asur». Il presidente ha 74 anni egregiamente portati ma pur sempre la sua è un’età a rischio, non si scherza con la polmonite bilaterale. «Ti lascia una grossa fiacca ma sto recuperando - fa sapere il diretto interessato - devo dire grazie ai colleghi medici che mi hanno curato a casa». Per tutto il resto, Covid-19 a parte: «sono diminuiti gli interventi, forse anche per la paura delle persone di andare all’ospedale abbiamo registrato un netto calo nei ricoveri. Con le chiusure circolavano meno autoveicoli e ci sono stati meno incidenti, anche meno feriti per aggressioni e meno corse al nosocomio per problemi legati all’abuso di alcol e alla tossicodipendenza» la chiosa. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico