Covid, torna l'allarme al Murri: al pronto soccorso 13 positivi su 30, a rischio i ricoveri nei reparti

Covid, torna l'allarme al Murri: al pronto soccorso 13 positivi su 30, a rischio i ricoveri nei reparti
FERMO - Attenzione alla risalita dei contagi nell’Area vasta con casi di Covid positivi e focolai nelle strutture: è l’allarme lanciato da Giuseppe Donati della...

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FERMO - Attenzione alla risalita dei contagi nell’Area vasta con casi di Covid positivi e focolai nelle strutture: è l’allarme lanciato da Giuseppe Donati della Cisl Fp.

Omicron si diffonde nella case di riposo ma i vaccini limitano al 14,2% gli anziani che finiscono in ospedale. La quota sale al 44,4% per i no vax

 

«La salita graduale ma incessante dei casi riscontrati al momento dell’esame del tampone tra i pazienti che si recano al pronto soccorso di Fermo o che sono già degenti nei reparti - rimarca - è un fenomeno diffuso in tutta la regione se non in tutta Italia. Questo segnale è la riprova, che anche se in forma meno aggressiva grazie al vaccino, la malattia è ancora fortemente attiva tra la popolazione e potrebbe trovare nuovamente terreno fertile per rialzare la testa, al momento in cui si abbandoneranno le procedure legate allo stato di emergenza. In tutto questo, chi ha il peso maggiore da reggere è senz’altro il pronto soccorso. Associato al fenomeno dei positivi al Covid che risultano tali al momento dell’ingresso in pronto soccorso seppur asintomatici, c’è la difficoltà da parte del personale sanitario di quel servizio, di collocare nei reparti di area medica tutti questi malati con patologie ascrivibili alla branca internistica ma che necessitano di isolamento».
Il caso


Donati ricorda ad esempio che «a Fermo l’altra notte al termine del turno, quindi alle ore 7 circa, i malati presi in carico dal pronto soccorso ma da assegnare ai reparti perché necessitavano di ricovero, erano circa 30 ma 13 di loro erano positivi. Chiaramente l’unico reparto Covid rimasto al Murri è quello di Malattie Infettive ed ex OBI ma i posti risultavano già occupati e non disponibili nel’immediato. Risultato: gran parte sono rimasti al pronto soccorso in barella». Che fare, dunque? «C’è una grande preoccupazione della nostra organizzazione sindacale perché non vorremmo che la sicurezza e la prevenzione, sia degli utenti sia dei professionisti, siano sacrificate sull’altare di un sentimento comune di svolta verso al normalità e della grande e comprensibile voglia di parte della politica e dei cittadini, di mettersi alle spalle la pandemia. Bisogna fare i conti con la realtà ed agire di conseguenza. Non è tutto finito, anzi. Il Covid continua a contagiare cittadini ed operatori, è bene che ne tenga conto la politica e le aziende. Ci sarà bisogno di garantire alcuni servizi e percorsi diagnostici/-terapeutici a fisarmonica per contrastare e fare fronte a momenti di particolare riacutizzazione del fenomeno pandemico». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico