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FERMO - Scatoloni abbancati e migliaia di mascherine inutilizzate nelle scuole fermane. Dispositivi di protezione individuale che gli studenti rifiutano di indossare perché gli elastici stringono troppo e soprattutto le mascherine sono maleodoranti.
Il problema è lo stesso da Gabicce a Fermo e riguarda lotti distribuiti tra settembre e ottobre e rimasti in magazzino. E da Fermo e Porto Sant’Elpidio si leva la protesta. Si lamentano gli studenti (e relativi genitori, i papà, i docenti e il personale di servizio per le mascherine che puzzano di petrolio ed è impossibile tenerle sul viso per cinque ore.
«Nostra figlia frequenta la scuola media - dice una mamma di Porto Sant’Elpidio - Quando è tornata a casa abbiamo sentito una puzza tremenda quando abbiamo aperto il pacco contenente i dispositivi di sicurezza.
Sembrava risolta a fine febbraio, nel senso che dalla logistica di Invitalia, società anche questa diretta dall’ex commissario Arcuri, era arrivata la rassicurazione che le mascherine puzzolenti sarebbero state sostituite ma i pacchi sono ancora nei magazzini delle scuole.
C’è anche da risolvere il problema dello smaltimento. E non è neanche il caso di nascondersi dietro al dito della didattica a distanza perché gli insegnanti di sostegno fino a ieri hanno continuato ogni giorno a frequentare la scuola. Lavorano in presenza gli studenti che hanno una certificazione per bisogni educativi speciali o per disturbi specifici dell’apprendimento. È vero che le mascherine puzzolenti non erano destinate ai docenti ma di sicuro né piccoli né grandi avrebbero potuto utilizzarle.
La didattica a distanza non ha fatto finire il problema nel dimenticatoio perché gli scatoloni ammonticchiati sono sempre nei magazzini delle scuole. Un insegnante di un istituto di istruzione superiore di Fermo racconta: «Sappiamo che ne arrivavano un tot al mese di queste mascherine, un quantitativo ogni due settimane, ma non sono state mai usate perché gli elastici tirano dietro la testa e fanno male ai grandi, figuriamoci ai ragazzi. Non so cosa sia potuto accadere, ci sarebbe da indagare su chi le ha prodotte». Nelle scuole fermane il problema resta, almeno finché non spariranno gli scatoloni abbancati con 500 dispositivi ciascuno. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico