La protesta del mondo delle discoteche: «Musica, balli e assembramenti in bar e chalet: servono più controlli»

Porto Sant'Elpidio, la protesta del mondo delle discoteche: «Musica, balli e assembramenti in bar e chalet: servono più controlli»
PORTO SANT’ELPIDIO - Scoppia la guerra tra le attività che fanno musica e danza, non avendo la licenza di pubblico spettacolo, e le discoteche rimaste chiuse fino a...

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PORTO SANT’ELPIDIO - Scoppia la guerra tra le attività che fanno musica e danza, non avendo la licenza di pubblico spettacolo, e le discoteche rimaste chiuse fino a venerdì scorso per il lockdown legato al contrasto della pandemia. Si è venuta a creare concorrenza che sta esacerbando gli animi nel commercio. La movida fa discutere non più per le problematiche sanitarie, ma per quelle economiche. Il popolo della notte che offre il servizio (gestori dei locali e organizzatori di eventi) dopo il lockdown si sentono gli ultimi della classe, trattati con sufficienza.


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Marco Amadio rappresenta il Silb (sindacato dei locali da ballo), il suo Moyto Disco Beach l’ha dato in gestione, fa parte della schiera dei locali più penalizzati in assoluto perché specializzato in musica caraibica, latinoamericano che non si può ballare a distanza. «Ci sono stati bar e chalet che hanno potuto fare assembramenti, locali che, pur non avendo la licenza di ballo, hanno fatto serate con 500, anche mille persone. Si è penalizzato così tutto il mondo delle discoteche».
 
«Il mondo delle discoteche è l’ultimo settore a ripartire – dice Amadio - la situazione è drammatica, ci sono persone che non lavorano da quattro mesi, sono senza stipendio e non c’è stato nessun sostegno, eppure creiamo tanti posti di lavoro». 
I ritardi
Potrebbe sembrare una polemica sterile visto che ormai anche le discoteche riaprono al pubblico ma il riavvio dei motori, secondo il referente del Silb, è stato tardivo, con il rischio che tanti non riusciranno a riprendere l’attività. In questo contesto già difficile di suo s’innesta la concorrenza di attività che ripartite prima e hanno rimpiazzato la mancanza di servizio ampliando l’offerta. 
L’affondo

«Ci sono stati bar e chalet che hanno potuto fare assembramenti, locali che, pur non avendo la licenza di ballo, hanno fatto serate con 500, anche mille persone. Si è penalizzato così tutto il mondo delle discoteche, che è stato costretto a rimanere chiuso mentre poteva benissimo ospitare 200 o 300 persone tenute a distanza e nel rispetto di tutte le regole. Spero che quanto avvenuto possa essere solo un brutto ricordo, ma bisogna controllare, da ora in avanti, i locali che hanno la licenza di pubblico spettacolo e quelli che pensano di poter fare comunque intrattenimento danzante, pur non essendo in regola con i permessi. Mi auguro che si fermino sul nascere queste attività. L’intrattenimento va fatto nei locali che sono strutturati, autorizzati, non com’è avvenuto finora». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico