FERMO - Aria di tempesta dentro la Cavalcata dell’Assunta. Anche se si prospetta un Ferragosto senza rievocazione, tra vertici e base volano gli stracci. A diversi...
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A fronte di una sfilza di cuoricini e incoraggiamenti, c’era chi criticava la decisione. «Leoni, ma il livello di base, cioè l’interazione con le contrade? Di tutto ciò che lei ha pensato (lodevole) le contrade a tutt’oggi non sanno nulla!», si legge in un commento.
Nel giro di poco, si è infiammato il dibattito. C’è chi si lamenta perché, chi di dovere, non si sarebbe fatto sentire («tutti zitti?») e chi, come l’ex priore di contrada Fiorenza, Lorenzo Giacobbi, puntualizza: «La Cavalcata e il Palio sono delle contrade. Le contrade sono dei contradaioli».
«Spero vivamente di aver avuto problemi di ricezione. Oppure ci sono enormi problemi di comunicazione o la comunicazione non è mai avvenuta. Mi sa la seconda. Da figure importanti siamo diventate manovalanza, che deve lavorare gratis senza neanche essere a conoscenza delle cose. Se noi non ci siamo, voglio vedere che fate. Non è polemica, ma rispetto per chi ci mette passione! Bastava anche una mail...», scrive sulla sua bacheca Maria Bertola, la dama del Palio dell’anno scorso. Un malumore che sa di scollamento tra vertice e base, che poi è quella che ci mette il cuore e le mani. La bomba è esplosa sabato pomeriggio. Quando Leoni, che ha optato per un discorso a effetto introdotto dalle note dei “Carmina Burana”, ha spiegato che, se non fosse arrivato il Coronavirus a rovinare tutto, quest’anno la corsa del Palio, forse, si sarebbe potuta correre in centro.
Le novità
Questa la prima di una serie di novità che avrebbe voluto introdurre, di cui sarebbero stati informati i piani alti, ma, a quanto pare, non quelli bassi. Si parlava di una cena medievale in piazza con balli d’epoca, di un villaggio medievale con concerto di cento musicisti nel cortile dell’Artigianelli, di un nuovo spettacolo di sbandieratori, fino a un piano di salvataggio per non perdere, quest’anno, il legame con il Palio (portare il saluto della Cavalcata in giro per la città, senza far uscire la gente di casa). Tutte idee di cui i contradaioli, almeno quelli arrabbiati, giurano di non sapere nulla. Forse tranne il piano b, almeno per quest’anno, del resto non se ne farà niente. Ma la questione – pare di capire – è di principio. «Questi – scrive un altro contradaiolo commentando la diretta Facebook – sono quelli che devono far crescere il Palio? Il regista si inventa l’inventabile senza dire niente a nessuno, però dopo ti chiama a lavorare. Ai veri artefici, che naturalmente rappresentano tutti i contradaioli, hanno detto “una battuta molto velocemente perché siamo in chiusura”. Signori, il Palio è nostro e della città, non di inventori ed esportatori». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico