Fermo, cassa integrazione: la carica dei 20mila per il posto di lavoro

Fermo, cassa integrazione: la carica dei 20mila per il posto di lavoro
FERMO Dai dati elaborati da Ires Marche, l’istituto di ricerca della Cgil, sull’andamento degli ammortizzatori sociali, emerge una situazione molto preoccupante per...

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FERMO Dai dati elaborati da Ires Marche, l’istituto di ricerca della Cgil, sull’andamento degli ammortizzatori sociali, emerge una situazione molto preoccupante per gli effetti che l’emergenza sanitaria sta producendo nel Fermano.




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I dati, aggiornati al 6 giugno, evidenziano che, nella provincia di Fermo, i lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali Covid sono 14.641, pari al 11,2% di tutti i beneficiari nella regione, a questi vanno aggiunti 6.858 lavoratori delle aziende artigiane, per un ammontare complessivo di 21.499 fruitori a vario titolo. Nello specifico 7.789 beneficiari di cassa integrazione ordinaria, 4.439 beneficiari di cassa integrazione in deroga, 2.413 beneficiari di Fis (fondo integrazione salariale), 6.858 beneficiari di Fsba (fondo di solidarietà bilaterale artigianato).
 

I tempi
Mentre per la cassa integrazione ordinaria, riguardante i lavoratori dell’industria e in parte del settore delle costruzioni, i tempi di pagamento sono regolari, per quanto riguarda i lavoratori di aziende artigiane e una piccola parte dei beneficiari della cassa integrazione in deroga, ci sono gravi ritardi nei pagamenti non imputabili ad Ebam (ente bilaterale artigianato Marche) e Inps ma dovuti al ritardo nei trasferimenti delle risorse da parte del governo. «Nel corso dell’incontro in videoconferenza con il prefetto di Fermo - scrive il segretario generale Alessandro De Grazia - abbiamo evidenziato questa criticità nei tempi di pagamento e Vincenza Filippi si è impegnata a sollecitare il governo per accelerare l’iter per il trasferimento dei fondi. Gli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria sul nostro tessuto economico e produttivo, stanno facendo emergere tutte le fragilità e criticità dell’economia fermana, già provata dalla crisi del 2008 e dal sisma. Oltre alla proroga del blocco dei licenziamenti, che scadrà ad agosto, servono altri ammortizzatori sociali che garantiscano una continuità reddituale a migliaia di lavoratrici e lavoratori: le previsioni non sono per nulla rosee».
La riforma

Secondo la Cgil, la crisi causata dalla pandemia deve essere l’occasione per riformare il sistema degli ammortizzatori sociali in senso universalistico, una riforma che garantisca a tutti i lavoratori, a prescindere dalla tipologia di contratto, stesso trattamento e tempi certi di pagamento. «La questione della garanzia salariale - dice De Grazia - è centrale per la tenuta dell’economia, per stimolare la domanda interna, perché se le famiglie non avranno la possibilità di spendere non ci sarà una ripresa nel breve e medio periodo. Le altre tre leve sul quale agire, otre agli ammortizzatori e la proroga del blocco dei licenziamenti, sono: il rinnovo dei contratti nazionali molti dei quali sono al palo quindi l’appello alle associazioni datoriali alla ripresa del confronto. L’avvio di un vero sistema di relazioni sindacali e industriali a livello locale che rilanci la contrattazione aziendale e territoriale. Poi c’è il fisco: serve una riforma dell’attuale sistema di tassazione dei redditi da lavoro e da pensione equa e progressiva, che riduca il gap tra lordo e netto in busta paga». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico