FERMO - Un pranzo speciale, qualche canzone per tirarsi su, una rivista da sfogliare. E poi le telefonate e le videochiamate ai parenti. Sprazzi di normalità...
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I ranghi sono serrati. Al personale si misura la temperatura a inizio e fine turno. Anche solo con un raffreddore si resta a casa. I trentasette anziani aspettano il ritorno alla normalità. «Per loro è un grande cambiamento. Non solo non vedono più i parenti, ma anche tutti i volontari e i tirocinanti con cui passavano il tempo. Ma non si può fare diversamente. Non dobbiamo fare entrare il virus», spiegano dalla Don Marzetti. Canti e preghiere scandiscono le giornate degli ospiti della casa di riposo San Gaetano di Porto San Giorgio. «Cerchiamo di coinvolgerli – dice la responsabile, suor Ausilia Smiderle – e favoriamo i contatti telefonici con i parenti. Per chi ha difficoltà a parlare, facciamo dei video che mandiamo ai famigliari». Qualche domanda per tenere allenata la mente e un po’ di ginnastica: gli ospiti ormai si sono abituati. I parenti dapprima si sono sorpresi. Poi hanno capito e ringraziato. Ora, se devono portare qualcosa, lo lasciano in portineria. I quaranta anziani stanno bene.
«All’inizio ci chiedevano cos’era successo. Glielo abbiamo spiegato. Adesso ci chiedono quando finirà. Speriamo presto», racconta la suora. Scene simili al Sassatelli di Fermo, tra le case di riposo più grandi della provincia. Gli ospiti sono 115. Il radicale cambiamento riguarda loro e i tanti dipendenti che ci lavorano. Anche qui, per mantenere i contatti tra anziani e parenti, si ricorre alla tecnologia. Telefoni, spesso quelli degli operatori, per non spezzare legami oggi più che mai importanti. Con i volontari a casa, le giornate passano monotone. Gli operatori comprano qualche rivista, un sacchetto di caramelle, portano il caffè. Piccoli gesti che in momenti tanto delicati possono fare la differenza. «Cerchiamo di sdrammatizzare la situazione – dice la responsabile – e di non far perdere i contatti degli ospiti con i loro famigliari. Facciamo qualche battuta ed evitiamo di far sentire i notiziari, per non angosciarli. La contenzione forzata non è facile, neppure per noi, ma almeno abbiamo una struttura grande». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico