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FERMO - Arriverà quel “segno” chiesto dai sindaci del Fermano al presidente della Regione? Dipende. Dalla curva dei contagi e dai pazienti da ricoverare. L’ha ripetuto spesso, Francesco Acquaroli, che la situazione è instabile e che può cambiare da un momento all’altro.
Così, quelle rassicurazioni che la provincia si aspettava di ricevere, ieri sera, non sono arrivate. La Conferenza dei sindaci sul futuro del Murri in questa seconda ondata di pandemia non ha portato i risultati sperati.
Ad Acquaroli e a Saltamartini i quaranta sindaci hanno chiesto due cose. Di non andare oltre i 68 posti Covid della fase 2 (ieri i ricoverati erano 61), lasciando pulita la Terapia intensiva che, con sette pazienti, invece, è già piena. E di non far arrivare il Murri, dove ieri è morto un 71enne di Montegranaro, alla fase 3, quella che garantirebbe solo le urgenze. «Perdiamo una Medicina e ci sta, perdiamo l’Obi e ci sta, perché dobbiamo dare il nostro contributo, ma i dodici posti di Terapia intensiva, non possiamo permetterci di darli al Covid. Come non possiamo permetterci di chiudere a tempo indeterminato la nostra sanità provinciale», ha esordito il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro.
La voce unitaria
«La nostra – ha proseguito – è una voce unitaria e trasversale, che sulla sanità non si fa influenzare dalle diverse posizioni politiche.
La posizione
Il presidente ha messo subito le mani avanti. «La volontà di venire incontro alle richieste dell’Area vasta 4 c’è – le sue parole –, ma la situazione è in rapida evoluzione. Nonostante la curva pandemica sembra quasi stabilizzarsi (ieri, nel Fermano, ci sono stati 82 nuovi contagi, ndr), il vero problema è la tenuta di tante aree vaste già al terzo livello. Cercheremo di gestire la situazione quotidianamente, ma gli impegni presi oggi potrebbero cambiare in pochi giorni, se non ore». La questione ruota attorno al personale che non si trova. «Il quadro è devastante. Ci salviamo solo con la Terapia intensiva occupata per metà», ha spiegato Saltamartini che ha fatto sapere di essere in costante contatto con la Croce Rossa «per sollecitare l’invio dei loro medici e di quelli militari». Ma niente da fare. Le Marche “zona gialla” non sono riuscite ad accaparrarsi il personale necessario per aprire altri moduli del presidio di Civitanova. Da Ancona hanno provato con un bando per i medici in pensione, «ma chiedono 8mila euro al mese».
Il tavolo
È stato allora aperto un tavolo con i sindacati «per chiedere ai medici specialisti un turno in più rispetto all’orario settimanale prestabilito, con un’indennità di 2.500 per i medici e di 1.500 per gli infermieri». «Se ci sono le condizioni – ha concluso Saltamartini –, cercheremo in tutte le maniere di non appesantire l’Area vasta 4 e di garantire il più possibile l’operatività del Murri». Il cui destino si conoscerà nelle prossime ore.
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Corriere Adriatico