Amandola, crollano due stalle Gli allevatori sono allo stremo

Amandola, crollano due stalle Gli allevatori sono allo stremo
AMANDOLA - L’economia agricola amandolese è a terra. Letteralmente tramortite le attività degli allevatori. Perdite di capi. I nuovi moduli per stalle crollati...

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AMANDOLA - L’economia agricola amandolese è a terra. Letteralmente tramortite le attività degli allevatori. Perdite di capi. I nuovi moduli per stalle crollati sotto il peso della neve. Ma solo una parte di questi sono arrivati e montati, quelli che erano stati richiesti dopo il primo terremoto del 24 agosto. Ma nonostante ciò non sono ancora funzionali in quanto mancano gli allacci di elettricità ed acqua.

Qualcuno però, per mettere al riparo gli animali dalla nevicata eccezionale della scorsa settimana, li ha comunque utilizzati. Ma ad un allevatore di ovini della zona Taccarelli, tra quelle di maggiore altitudine del territorio comunale, sotto il peso della neve, che qui aveva raggiunto anche i 2 metri, è crollato anche il tetto di questi nuovi moduli.

Per fortuna non vi è stato nessun danno agli animali che sono stati riportati nella vecchia stalla inagibile dopo il terremoto. E’ andata molto peggio a un allevatore, sempre di ovini, di frazione Collicelli, che ha perso oltre 40 capi. Visto che la nuova stalla non era ancora pronta dopo diversi mesi, era costretto a tenere gli animali nella vecchia, anche se era già stata considerata inagibile dai tecnici sempre dopo il sisma di agosto. Ma sotto il peso della gran massa di neve il tetto è crollato schiacciando gli animali. Per chi ha avuto l’inagibilità delle stalle dopo il terremoto del 30 ottobre, invece, le nuove non le ha viste neanche col binocolo. Ovini e bovini vengono tenuti ancora dentro le stalle vecchie a rischio crollo, o sotto capanne improvvisate, con gli allevatori che rischiano ogni volta che vanno a custodirli. La neve, il terremoto, la mancanza dell’elettricità per una settimana che ha creato forti difficoltà per le mungiture e quantità di latte buttate perché i frigoriferi non hanno funzionato. Femmine di bovini e ovini che con lo stress ed il freddo hanno abortito. Tutte situazioni di mancato reddito per gli allevatori. Poi i danni ai capannoni con i tetti sfondati dalla neve che, col crollo, hanno rovinato le scorte di fieno o distrutto le attrezzature agricole parcheggiate.

«Gli allevatori per andare avanti stanno dando fondo ai loro risparmi – dice il vicesindaco e assessore Giuseppe Pochini – quindi occorrono sostegni economici statali immediati, altrimenti rischiamo che la nostra agricoltura crolli definitivamente. In questo caso andremmo verso il disastro economico visto che quello agricolo, ed in particolare degli allevamenti, rappresenta un comparto primario della nostra economia e un fiore all’occhiello di tutto il territorio montano.
«Aiuti che devono arrivare presto altrimenti gli allevatori non hanno le risorse economiche per andare avanti. Qui – continua Pochini – si producono eccellenze riguardo ad esempio il latte, lo yogurt, le ricotte, i formaggi, sia di pecora che di mucca, le marmellate di alta qualità e altro ancora».


Si tratta di piccole realtà che «hanno faticato tantissimo per guadagnarsi nicchie di mercato ma ora l’assenza, anche temporanea di questi prodotti, rischia di far perdere proprio quegli spazi conquistati duramente. La gente – ribadisce Pochini – è esausta, non ce la fa più. Per i prossimi mesi gli allevatori non avranno più reddito. Non è possibile che la zona montana venga lasciata sola in questo momento. Ad oltre 5 mesi dal terremoto ancora siamo in emergenza. Una lentezza eccessiva e la gente non vede più prospettive, inizia ad essere sfiduciata, soprattutto dopo le difficoltà gravissime e ulteriori di queste ultime 2 settimane». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico