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Apro il Grande Dizionario dei Luoghi Comuni e leggo. «La tecnologia ci semplificherà la vita». Sarà così senz’altro, la semplifica già adesso. Oggi però voglio parlare dei casi contrari. Non mi riferisco soltanto ai disservizi molteplici, l’Italia si racconta d’essere un Paese moderno ma sul fronte tecnologico sembra parecchio indietro. In teoria, con qualche clic dovresti essere in grado di svolgere da casa - o da ovunque ti trovi, grazie allo smartphone prodigioso - qualsiasi attività. Prenotare un esame medico, scaricare documenti (talvolta documenti che prima della rivoluzione informatica non erano necessari, ma lasciamo perdere), qualunque cosa. «Saltando la fila». In pratica, i nostri avanguardistici sistemi informatici manifestano forte propensione a crashare, o in generale a presentar magagne che impediscono la felice conclusione della procedura. Ed ecco l’utente obbligato a entrare nel Girone dei Numeri Verdi. Telefoni, tutti gli operatori occupati, ascolti due volte per intero la canzoncina, parli finalmente con l’operatore uno, ti chiede di tutto, quindi si dichiara incompetente e perciò trasferisce la chiamata all’operatore due che ti fa le stesse domande prima di sbolognarti all’operatore tre il quale, dopo averti sottoposto il solito questionario ti informa che in effetti pure loro stanno riscontrando il problema e non è risolvibile, «chiami quest’altro numero verde, però domani»: per una nuova trafila d’operatori e interrogatori e attese con canzoncina molesta. Capita a tutti, dai. E ogni volta son catene di moccoli interminabili. Rimpiangi le care vecchie code. Ma anche quando tutto funziona a dovere, la tecnologia, se rende possibili cose pochi anni fa impensabili, dall’altro propone complicazioni anch’esse inedite e mica indifferenti. Scassa i santissimi, diciamolo. Non esiste medaglia che non abbia due facce, del resto. Le magnifiche sorti e progressive sono una illusione. Tre esempi basteranno. 1) La proliferazione incontrollabile delle password. Ne serve una per ogni sito cui ti iscrivi, per ogni casella di posta, ogni social, ogni laqualunque. Usare sempre la stessa (c’è chi lo fa) non va bene: la sicurezza va a farsi benedire. Usare “12345” (ancora la più diffusa?), peggio mi sento. Allora elabori password complesse ma che credi di poter ricordare. Tranquillo, non le ricorderai. Però hai imparato a annotarle nel Librone delle Password, che solo due anni fa era un quadernetto. Ne abbiamo tutti uno, vero? E cresce, cresce, cresce. (Ma la tecnologia non doveva portare a una riduzione del consumo di carta? A casa mia non è avvenuto). Siccome la Legge di Murphy vige anche nel Magico Nuovo Mondo Digitale, la ricerca nel Librone della password desiderata sarà spesso lunga e a volte infruttuosa (e giù moccoli disperati: abbiamo interi pezzi di vita online). E la procedura di recupero non è detto sortisca effetto: nel caso in cui abbia indicato quell’indirizzo di posta che non usi più e di cui non hai mai annotato la password, e d’altro canto dovevi ricordare quasi solo quella, all’epoca.
*Critico cinematografico e opinionista
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Corriere Adriatico