Dopo il pulcino Tamagotchi ecco il nostro figlio virtuale

Dopo il pulcino Tamagotchi ecco il nostro figlio virtuale
Ne ho avuto uno. Non l’ho trattato bene. Parlo del pulcino Tamagotchi. Sono abbastanza sicuro fosse il 1997, e il Tamagotchi era il giochetto del momento, il fenomeno...

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Ne ho avuto uno. Non l’ho trattato bene. Parlo del pulcino Tamagotchi. Sono abbastanza sicuro fosse il 1997, e il Tamagotchi era il giochetto del momento, il fenomeno globale del momento. Uscivo con una ragazza sveglia, curiosa, ironica. Lo acquistò lei, lo tenne un paio di giorni. Me lo affidò al termine di una serata trascorsa a testare un materasso. Buon materasso, bella serata. Nell’altra stanza, Pulcino Tamagotchi pigolava a modo suo, di tanto in tanto. Tentava di richiamare l’attenzione. Dovette attendere un bel po’ prima che la mamma si occupasse di lui. Mi fece vedere come dovessi fare, me lo lasciò: «E provalo, dai». Garantendo che molto mi sarei divertito a crescere Pulcino forte e sano. Capii subito, carissima, che mi stavi rifilando la sòla, il tuo sguardo questo diceva. Spergiurai che avrei fatto del mio meglio, il piano malefico già pronto. L’unico dubbio: avrebbe funzionato? Funzionò, e 48 ore più tardi restituivo alla sua amorevole padrona Pulcino stecchito. Morto di fame: lo nutrii un paio di volte, poi basta. O forse di sonno negato: Tamagotchi non dormiva da solo come ogni bestiola civile, aspettava d’esser messo a nanna e aspettò invano. Morì malissimo, circondato dai suoi propri escrementi. Avrei davvero dovuto rimuoverli, cacchetta dopo cacchetta? Accorrere a ogni elettronico pigolio implorante? Siamo seri, su. La carissima amica manifestò indignazione, mi chiamò mostro, un nuovo test del materasso la aiutò ad attutire lo strazio della perdita. Non volle il cadavere. Dovrei averlo ancora, sepolto in chissà quale cassetto. Tamagotchi Giochetto Molesto ho letto esiste ancora, periodicamente i suoi produttori lo rilanciano. Ma se mi è tornato in mente è per la sua futuribile evoluzione. Tamagotchi Kid. Non un animaletto in un portachiavi con schermino ma un bambino virtuale residente nel Metaverso. Esisterà fra 50 anni, sostiene l’esperta di intelligenza artificiale Catriona Campbell. Fra mezzo secolo, chi lo vorrà - e secondo Campbell saranno in tanti - potrà allevare un figlio virtuale. Metaversico, e vale a dire all’avanguardia. Mai odoroso di pannolino ripieno. E neppure invadente come il vecchio Tamagotchi. Basterà sottoscrivere un abbonamento all’apposito servizio, e gli aspiranti genitori del futuro avranno il loro neonato. Sarà possibile toccarlo, abbracciarlo, mediante guanti appositi. Giocarci. Sarà possibile arrestarne lo sviluppo, mantenerlo poppante per tutto il tempo desiderato, dovessero i genitori, o il genitore single, preferirlo così. O accelerarne la crescita. Sarà possibile parlargli, e grazie ai prodigi dell’intelligenza artificiale giorno dopo giorno il virtualpupo imparerà nuove parole e sarà in grado di sostenere conversazioni via via più articolate. Farà i capricci? Forse, chi può escluderlo. Ma in quel caso basterà disconnettersi, bye bye figlio, ti richiamo in servizio domani, e vedi di comportarti come si deve. Ogni figlio virtuale svilupperà, assicura Campbell, una propria personalità. Dovesse risultare sgradevole? No problem. Sarà sufficiente disdire l’abbonamento per liberarsi una volta per tutte del tamagocho bipede tanto carino e tanto dolce da piccolino e però divenuto sganciatore seriale di roboanti spetazzi, insolente, anaffettivo, con un vocabolario limitato al turpiloquio, chissà da chi avrà preso: elegante eutanasia, laddove del Pulcino odioso toccava liberarsi nel modo efferato che ho descritto. In ogni caso, al netto di rare delusioni, il figlio virtuale - tanto meno costoso di un bambino diciamo tradizionale - trionferà. E sarà un gran bene per il pianeta: minori risorse consumate, e un decisivo contributo alla soluzione del problema della sovrappopolazione. Così la vede la dottoressa Campbell, psicologa comportamentale. Posso manifestare qualche perplessità? Posso far notare che una umanità dedita ad allevare, a riversare incondizionato amore su figli farlocchi - diciamo le cose come stanno, via -, su un giocarello molto più sofisticato del vecchio Tamagotchi trucidato fra gli escrementi ma pur sempre un giocarello, sarebbe una umanità di perfetti coglioni, e scusate il francesismo? Non mi spingerei a essere così pessimista sul futuro del genere umano.

*opinionista e critico cinematografico


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Corriere Adriatico