Pesca abusiva dei datteri di mare. Molti lo fanno, nessuno si oppone

Pesca abusiva dei datteri di mare. Molti lo fanno, nessuno si oppone
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Con la stagione balneare alle porte siamo tutti tentati di avvicinarci al mare nonostante il meteo spesso inclemente. In questi giorni, fare il bagno senza muta è da stacanovisti, ma una mia collega biologa marina si è spinta comunque a fare una nuotata lungo la costa del Conero, quello per gli inglesi chiamano snorkeling, con maschera e boccaglio. Ne è uscita seriamente preoccupata, perché su moltissime rocce anche molto vicine alla riva sono evidenti segni di pesca illegale del dattero di mare.

Queste rocce sono “nude” ovvero sono state spaccate, probabilmente con un martello, per estrarre questi molluschi la cui raccolta e commercializzazione sono vietate ormai da trent’anni. Restano i segni inequivocabili dei “buchi” nella roccia in cui i datteri sono cresciuti. La raccolta del dattero è ben diversa da quella della cozza, il famoso “mosciolo” di Portonovo che invece è assolutamente sostenibile. Le cozze, infatti, crescono molto rapidamente sopra (e non dentro) le rocce, e il loro prelievo non determina danni ambientali. Al contrario, spaccare le rocce per raccogliere i datteri determina un danno che ha già deturpato una larga parte delle coste rocciose del nostro paese dal Salento alla Liguria. Oltre 150 km di coste salentine sono state “desertificate” negli anni dalla pesca di questo frutto di mare. In molti ricorderanno la distruzione di una porzione dei faraglioni di Capri, un paio di anni fa, proprio dovuta alla pesca del dattero di mare. L’estate scorsa ho avuto modo di testimoniare, come esperto, al tribunale di Torre Annunziata proprio sul danno ambientale della raccolta di questi datteri nelle coste della Campania. Si tratta del primo processo penale concluso in Italia su questo crimine, che ha portato alla condanna di tutti i tantissimi indagati. Queste esemplari condanne sono la migliore risposta per chi continua a pensare che danneggiare l’ambiente sia facile (per la frequente mancanza di controlli) e che resti sempre impunito. Quello che appare incomprensibile è come queste azioni illegali, veri atti di vandalismo ambientale, non siano contrastate lungo le coste del Conero.

Basta recarsi al porto di Numana o Portonovo e parlare con i locali, per avere conferma del fatto che tutti sanno benissimo che queste cose avvengono, e probabilmente conoscono anche gli autori, ma nessuno denuncia nulla. Ignoranza? Tacito assenso? Menefreghismo? Sicuramente sono atti intollerabili e incomprensibili per una regione come le Marche. Le nostre coste sono un bene comune fondamentale per il turismo di questa regione, per la qualità delle acque e per la protezione della biodiversità e invece di essere controllate e protette appaiono lasciate a loro stesse. I datteri vengono pescati sicuramente perché qualche ristorante li offre, sottobanco, ai propri clienti. È quindi fondamentale che tutti sappiano che i datteri non vanno mai acquistati o mangiati perché si tratta di un’azione illegale che alimenta un circuito perverso. La pesca illegale al Conero evidenzia come tutte le cose dette per anni sulla bellezza delle nostre coste siano parole al vento se non affiancate ad azioni serie di protezione. Resta altresì incomprensibile la ferma opposizione del governo della città di Ancona all’area marina protetta. Resta un atto grave l’opposizione della giunta comunale al referendum sull’area marina protetta del Conero. Là dove ci disinteressiamo dei beni comuni, come la natura e il nostro mare, passiamo l’idea che tutto sia lecito perché tanto non interessa a chi dovrebbe vigilare.

L’istituzione di un’area marina protetta avrebbe certamente contrastato gli atti di illegalità e rappresenta probabilmente l’unico strumento serio per impedire fenomeni analoghi in futuro. Siamo alle porte delle elezioni comunali e tutti i principali candidati sindaco, interpellati sul problema da un vasto arco di associazioni civili e ambientali, hanno risposto che sono a favore della area marina protetta (ad esempio Verdi, M5S e Altra idea di Città) anche il candidato sindaco della destra ha dichiarato la disponibilità ad approfondire il problema e a trovare soluzioni. Tutti tranne la candidata sindaca dell’amministrazione uscente che benché appartenga a un’area che nel suo programma nazionale dice di volersi impegnare sulle tematiche ambientali su tema “area marina protetta Costa del Conero”, a livello locale si è dimostrata così ostile da interrompere un’alleanza storica con i Verdi e altre formazioni politiche da sempre favorevoli alla sua istituzione. Le elezioni passeranno presto, ma la Costa del Conero deve essere protetta e valorizzata. L’auspicio è che la futura giunta di governo della città, indipendentemente dalla visione politica, voglia occuparsi seriamente di questo problema, nell’interesse di tutti.


*Professore ordinario
all’Università Politecnica


delle Marche, titolare dei corsi
di Biologia Marina, Ecologia
ed Etica ambientale

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Corriere Adriatico