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C’è chi dice no. Anche se nell’ultimo periodo i no all’Europa sono scomparsi dal confronto politico e culturale. Ora tutta l’attenzione è sull’elezione del Presidente della Repubblica, ma state pur certi che una volta eletto vi sarà un nuovo governo ed il tema tornerà centrale. Il nostro futuro come Paese è legato all’Europa, lo abbiamo percepito in maniera inequivocabile con la pandemia, o meglio con le azioni economiche per la ripresa dalla crisi indotta dal Covid. Senza la condivisione di un programma di finanziamenti straordinari contenuti nel NextGeneration EU, gran parte delle azioni che stiamo programmando non avrebbero avuto le gambe per correre. Il grande progetto di solidarietà che l’Europa ha messo in campo non ha precedenti, l’obiettivo è trasformare le nostre economie, attraverso transizioni capaci di ridurre le diseguaglianze sociali e di rispettare l’ambiente, creando opportunità e posti di lavoro per i giovani e le donne. Certo tutto dipenderà dalla capacità e volontà di attuare tutte le azioni contenute nel Pnrr, che rappresentano solo il primo passo verso più incisive trasformazioni dei modelli di sviluppo economico e di organizzazione sociale. C’è chi dice no. Per il contrasto alla pandemia alcuni continuano a dire no ai vaccini, per fortuna in numero sempre più ridotto. Ma se con le varianti che continuano ad arrivare e i contagi che crescono esponenzialmente, riusciamo ancora a contenere i danni e a mantenere aperte le attività economiche, sociali e culturali e le scuole, lo dobbiamo ai vaccini e ai tanti che hanno scelto di vaccinarsi. Certo fin tanto che non riusciremo a vaccinare l’intera popolazione mondiale sarà difficile poter trasformare la pandemia in una semplice epidemia. Occorre liberalizzare la produzione dei vaccini, sospendendo temporaneamente i brevetti. Su questa scelta l’Europa sbaglia a dire no. Occorre più coraggio altrimenti sarà difficile superare questa crisi. Ciò che la scienza produce deve essere condiviso, soprattutto quando fornisce un bene comune come i vaccini. E poi se gran parte dei finanziamenti sono pubblici, condividiamone i risultati. C’è chi dice no. Nell’affrontare il problema dei flussi migratori alimentati da quanti scappano dal proprio paese perché perseguitati o in condizioni economiche precarie, si continua a dire “non venite qui ma andate altrove”. È difficile trovare una soluzione, ma sbagliato alzare muri e stendere filo spinato alle frontiere. Occorrono scelte condivise. Anche qui l’Europa deve prendere coraggio e determinazione per farsi carico di queste persone a livello di intera comunità e non lasciare il problema in mano ai Paesi di primo approdo dei migranti, dove i no si trasformano in politiche repressive e disumane. Ne abbiamo avuto testimonianza nelle settimane passate ai gelidi confini orientali della Polonia. Per cancellare i tanti no, occorre completare il progetto Europa, con una piena unificazione e una vera capacità di esprimere una politica incisiva, ora impossibile: basta il veto di un paese per annullare ogni scelta condivisa dalla maggioranza.
* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione - Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
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