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La notizia è di pochi giorni fa, novembre agli sgoccioli. Una notizia come un raudo, del resto siamo quasi in stagione. Un gran botto, un fumino e stop. Ma la storia contiene elementi interessanti su cui merita riflettere un po’. La notizia raudo è stata sparata in questo modo, anche da fonti di norma attendibili. “L’Europa vieta di augurare Buon Natale”. E di pronunciare i nomi di Maria e Giuseppe, e altri divieti di contorno. La fonte? La bozza di un documento della Commissione Europea. Reazioni indignate dei leader della destra, anche nostrani, anche non sovranisti. E una dichiarazione più meditata ma non meno offesa e allarmata del Segretario di Stato Vaticano, Cardinal Parolin. Alti lai sulle radici cristiane rinnegate, vibranti proteste contro i burocrati di Bruxelles che pretenderebbero di imporci cosa dire e cosa non dire, buone feste sì, buon Natale no. Ora, messa così la notizia raudo è una fake news. Il documento incriminato, poi ritirato, era un documento interno, rivolto ai funzionari europei e solo a loro, come specificato dalla Commissaria per l’Uguaglianza Helena Dalli. E conteneva suggerimenti, non disposizioni tassative, non intendeva vietare nulla a nessuno, né ai funzionari, unici destinatari del testo incriminato giova ribadire, e men che meno a noi. Eppure così, da alcuni, è stata presentata all’opinione pubblica e dunque da non trascurabile parte dell’opinione pubblica recepita. Il che illustra alla perfezione quanto sia semplice propagare una fake news, ed è il primo motivo di riflessione. Il meccanismo è il seguente. Io sparo un titolo a effetto, tu twitti, egli retwitta, ella condivide e commenta inviperita su un altro social, e la catena si allunga e si allunga. E la smentita? La smentita fa sempre meno rumore della notizia, qualcuno ne prenderà atto ma qualcuno neppure la leggerà, o la considererà poco attendibile. Ogni fake news lascia residuo di disinformazione, non importa quanto corposo. Per creare seria disinformazione basterà allora moltiplicarle, le fake news. Lo abbiamo visto con il Covid. Chi ha abboccato alla balla dell’idrossiclorochina, chi al vermifugo per cavalli, chi all’inesistenza del virus, chi al microchip nascosto dal perfido Bis Ghéis nel “siero magico”. Risultato, una minoritaria ma non irrilevante diffidenza verso la “scienza ufficiale”, e vaglielo a spiegare ai diffidenti che non esiste una scienza ufficiale e una scienza non ufficiale, o è scienza - con tutti i suoi limiti, la conoscenza conquistata a fatica, passo dopo passo, anche prendendo strade senza sbocco e tornando indietro - o scienza non è, punto. La seconda riflessione non può che riguardare il famigerato documento. Interno, d’accordo, ed è stato ritirato, s’è detto, ma solo per essere riscritto. Sarà riproposto e sarà la stessa pappa, mano sul fuoco. Di fronte a ogni nuova manifestazione del politicamente corretto, ormai non so più se infuriarmi o sbellicarmi dalle risate.
*Opinionista e critico cinematografico
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Corriere Adriatico