Come la valanga d’una serie cartoon. Che nasce da una palletta di neve, e la palletta rotola verso valle e raccoglie altra neve e diventa tipo pallone da calcio, e...
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La valanga di sperticate lodi che ha travolto le Marche si è originata allo stesso modo. Da pallette isolate. Articoli pubblicati in un notevole lasso di tempo - il primo, o uno dei, risale al 2005 - su varie testate straniere e prestigiose. Il New York Times, il Guardian, il Financial Times, il Wall Street Journal. “Andate nelle Marche, so’ bellissime”. “Mai stati nelle Marche? E che campate a fare?”. (Ok, i titoli son farina del mio sacco ma questo era il succo di quei pezzi). Pallette d’anno in anno più numerose. E due mesi fa, il responso di Lonely Planet, casa editrice di guide turistiche diffuse in tutto il mondo. “Punteggiate di piccoli borghi senza tempo, splendide città ricche d’arte e cultura e impreziosite da una natura a volte selvaggia e altre ordinatamente addomesticata, le Marche sono un territorio stupefacente, per molti versi ancora sconosciuto”. E l’attribuzione della piazza d’onore (dietro alla sterminata Via della Seta) nella classifica delle dieci regioni mondiali da visitare nel 2020. Sempre a ottobre, ecco la guida dedicata a noi da Meridiani, un’autorità nazionale nel settore turistico. Titolo: “L’arte del buon vivere”. In sommario: dolci colline e antichi borghi, Leopardi e Raffaello (di cui il prossimo 6 aprile saranno 500 anni dalla morte), Osimo sotterranea, i Sibillini e “A Pesaro in bicipolitana”: la rete di piste ciclabili in parte già attive, in parte ancora da costruire.
E la valanga non s’arresta, e proprio questa settimana è arrivata nelle edicole la Guida alle Marche di Repubblica, la si può acquistare con o senza il quotidiano, costa 10,90 euro. Sulla quarta di copertina, il direttore Giuseppe Cerasa scrive: “Turismo consapevole, turismo esperienziale, turismo no last minute e no mordi e fuggi, turismo a tutto campo dove natura, storia, costumi, bellezze, arte, letteratura, mare campagna e monti, cibi vini prodotti della terra, si fondono in un unico puzzle che rappresenta per i visitatori un potente richiamo e fa allungare i tempi di permanenza”. Seguono 350 fitte pagine di interviste e testimonianze (parlano fra gli altri: Dante Ferretti, Mauro Uliassi, Giovanni Allevi, Raphael Gualazzi), di itinerari culturali e naturalistici.
Con una sezione RisorgiMarche dedicata ai centri sui cui il terremoto ha infierito. Con alcune informazioni che probabilmente sorprenderanno anche parecchi marchigiani doc (sapevate per esempio che sul fiume Sentino d’inverno si può provare il brivido del rafting, sfidare le rapide a bordo di un gommone ovviamente assistiti guide esperte? Io no, ma mi rendo conto di non far testo, son sportivo da tv e divano e birra o altra bibita, il rutto libero no, lo lascio al rag. Fantozzi). E con una vastissima sezione riservata all’enogastronomia, del resto si sa che nelle Marche si mangia (e si beve) benissimo. Ora, tirando le somme. Quando mai le Marche sono state travolte da simile valanga di elogi? Quando mai si sono ritrovate al centro dell’attenzione in Italia e nel mondo? Questa è la nostra grande, forse irripetibile occasione per diventare “la nuova Toscana” (così il Times) o giù di lì. Abbiamo tutte le carte in regola per riuscirci. In altri settori dell’economia, invece, il vento si ostina a soffiare contro, e di girare non sembra avere intenzione.
*Opinionista e critico cinematografico Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico