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Ha suscitato un certo scalpore e inevitabili polemiche la decisione presa qualche settimana fa dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di bocciare tutti i 63 progetti di investimento per infrastrutture irrigue presentati dalla Regione Sicilia su un bando di assegnazione dei primi fondi disponibili nell’ambito del PNRR. La Regione Sicilia ha parlato di un’esplicita volontà politica di discriminazione; il ministero ha ribadito che la bocciatura è frutto dell’assenza nei progetti dei requisiti previsti per la loro approvazione. Alcuni dirigenti della Regione Sicilia hanno ammesso che almeno per una parte dei progetti l’istruttoria era stata “sommaria”. Alla fine, il Ministero ha deciso di rivedere i giudizi e di valutare la possibilità di ammettere alcuni dei progetti. La vicenda è emblematica di una situazione che è destinata a verificarsi con sempre maggiore frequenza e può risultare utile per alcune riflessioni. La prima riguarda l’atteggiamento delle amministrazioni locali, abituate a ripartizioni dei fondi pro-quota piuttosto che sulla base della qualità dei progetti. Parte dei fondi del PNRR saranno allocati su base competitiva e sottoposti ad un rigoroso controllo a livello nazionale ed europeo. Il soddisfacimento dei requisiti di qualità e di efficacia della spesa non è un ‘optional’ ma una condizione necessaria. Finora la principale preoccupazione delle amministrazioni pubbliche era la capacità di spendere, per la quale è sufficiente il rispetto formale delle procedure a prescindere dall’efficienza e dall’efficacia della spesa. Cambiare approccio non sarà semplice. Qualcuno lamenta il fatto che non è solo una questione di approccio ma anche di competenze specifiche, carenti nella nostra pubblica amministrazione. Il rallentamento nel turnover dei dipendenti pubblici ha comportato un invecchiamento del personale e un insufficiente inserimento di nuove figure professionali. In molti casi manca la qualità ma non la quantità. La Regione Sicilia è stata più volte oggetto dei richiami della Corte dei conti per l’eccesso di personale impiegato. L’ultimo censimento delle istituzioni pubbliche dell’ISTAT rileva che in Sicilia vi sono 5,2 dipendenti pubblici per 100 abitanti contro i 3,8 della Lombardia. La questione dell’immissione di nuove professionalità nelle amministrazioni pubbliche è sicuramente rilevante ma al contempo andrebbe fatto uno sforzo per aggiornare quelle del personale già impiegato e aumentarne la produttività. La capacità di proporre progetti di qualità e di garantirne l’esecuzione sono condizioni essenziali per l’utilizzo dei fondi del PNRR. La vicenda ricordata in apertura di articolo è emblematica di una più generale problematica associata all’utilizzo delle risorse del PNRR. E’ nota l’entità di tali risorse, che superano i 200 miliardi e rappresentano un’iniezione di risorse che non ha eguali nella storia della Repubblica.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni
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