Sanità, negli ultimi 25 anni tagli chirurgici e scellerati

Sanità, negli ultimi 25 anni tagli chirurgici e scellerati
Il “peccato originale” sta nel fatto che negli ultimi 20/25 anni, purtroppo, a seguito di scellerate scelte regionali e nazionali, è stato inflitto un...

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Il “peccato originale” sta nel fatto che negli ultimi 20/25 anni, purtroppo, a seguito di scellerate scelte regionali e nazionali, è stato inflitto un sistematico taglio chirurgico alle risorse della sanità picena che l’hanno indebolita e acuito il divario nell’offerta di servizi sani tari con altre province marchigiane. E non governava solo il centrodestra. I reparti sono diventati mezzi reparti con pazienti sballottati dal Mazzoni (Ascoli) al Madonna del Soccorso (neurologia) e viceversa (cardiologia) con il serio rischio di incorrere quotidianamente in incidenti dell’ambulanza con pazienti a bordo durante il trasporto su una strada super trafficata come l’Ascoli-Mare.

Per non parlare della perdita di minuti cruciali in caso di infarto o emorragia cerebrale. Anche le provette e i farmaci antiblastici (tumorali) fanno la spola fra i due ospedali. Altri reparti, come malattie infettive, sono stati addirittura soppressi. Non vengono più effettuati interventi di chirurgia vascolare , la neurochirurgia e la radiologia interventistica strutturata sono rimaste solamente sulla carta. Bisogna riconoscere a Luciano Agostini che è stato uno dei pochi politici piceni a battersi per tutelare il Sud delle Marche sulla sanità.

È stata sua l’idea nel 2003 (e dell’ex direttore generale Mario Maresca poi emigrato a Chieti quando Ascoli ha perso l’autonomia gestionale con l’avvento dell’Asur) di pensare a un nuovo ospedale unico che avrebbe risolto il problema di nosocomi vetusti con un personale sanitario finalmente accorpato ed efficiente. Il Partito democratico (e l’intero centrosinistra) ha avuto 17 anni di tempo (ripeto 17) per portare a compimento quel progetto innovativo, dopo avere coinvolto i sindaci con ripetute votazioni ed estenuanti dibattiti.

Ma proprio ad un passo dal traguardo, per logiche elettorali poi bocciate dai marchigiani, ha inspiegabilmente inserito la retromarcia. È vero quegli atti esistono, ma poi? Quanto altro tempo si sarebbe dovuto aspettare per metterli in pratica? Quanto ai comportamenti dei sindaci di Ascoli e San Benedetto nulla di nuovo sotto il sole. Oggi come ieri. A vario titolo e con varie responsabilità (e vari colori politici) si continua nei silenzi, nelle condiscendenze per non disturbare il manovratore ad Ancona, nelle stolte logiche di campanile dove ci si becca come i polli di Renzo. Si guarda alla pagliuzza dell’occhio ma non alla trave. Ricordare quanto avvenuto in passato sulla sanità picena non è solo una questione di memoria. A volte è soprattutto una questione di coscienza.
 

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Corriere Adriatico