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I vaccini come l’acqua un “bene comune”, due parole che esprimono in una sintesi perfetta un concetto da condividere. La pandemia si sconfigge solo vaccinando tutti, comprese le popolazioni dei Paesi meno sviluppati dove il virus sta mutando, annullando le difese acquisite con i vaccini. Sabato scorso a Oporto, il Consiglio Europeo ha discusso la possibilità di sospendere temporaneamente i brevetti per i vaccini già sviluppati, ma alla fine non è emersa una chiara indicazione politica come invece proposto dal Presidente Biden, ancora una volta anticipando tutti. In pochi mesi le politiche di contrasto al Covid in Usa sono cambiate radicalmente, da una visione negazionista, incurante delle conseguenze e dei danni del visus, ad una proattiva capace di proteggere tutti attraverso un uso ampio e diffuso dei vaccini, fino alla proposta di sospendere i brevetti, per creare una difesa nei Paesi dove la situazione pandemica sta letteralmente esplodendo: India, Brasile, Sudafrica, per non parlare del pericolo che si espanda sull’intero contenente africano. L’Europa non ha preso una chiara posizione sulla sospensione dei brevetti, l’unica proposta condivisa è stata la richiesta di evitare il blocco dell’esportazioni di vaccini dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. L’Europa ha perso un’occasione importante per ribadire un proprio ruolo politico e sociale. Una propria posizione sulla sospensione della proprietà intellettuale avrebbe aiutato la costruzione di questo necessario percorso, vista la gravità della situazione pandemica in atto. Anche per dare una risposta concreta alle politiche espansionistiche e d’influenza politica ed economica della Cina che ha iniziato l’esportazione verso i Paesi in via di sviluppo, come in Africa con il vaccino Sinopharm. I brevetti sono necessari per proteggere e valorizzare i risultati delle attività di ricerca frutto di un duro lavoro e di tanti finanziamenti. Lo condivido come ricercatore che crede nella scienza e nella giusta necessità di proteggere con la proprietà intellettuale quanto scoperto. Nelle mie attività di ricerca a volte ho protetto i risultati raggiunti con brevetti, per dare giusto peso e valore alle attività sviluppate, soprattutto quando queste potevano avere immediate applicazioni nel mercato. Le mie ricerche hanno ricadute in contesti tecnologici e produttivi, ma se ne avessero in settori di interesse sovrannazionale e umanitario, come nel caso dei vaccini, sarei pronto a concedere gratuitamente tutti i brevetti. È l’eccezionalità della situazione che deve giustificare la temporanea sospensione dei brevetti, concedendo la possibilità di produrre questi farmaci anche ad imprese che non hanno sviluppato e quindi sostenuto gli oneri della ricerca scientifica per la caratterizzazione dei vaccini oggi disponibili. L’obiezione che viene posta è dell’impossibilità per le altre imprese farmaceutiche di produrre i vaccini, soprattutto quelle che operano nei Paesi in via di sviluppo, perché non disporrebbero delle necessarie tecnologie e materie prime. Questa è la tesi di Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna che ha promesso di non intraprendere nessuna azione legale contro chi avesse infranto il brevetto sul vaccino a base Rna. Un conto è promettere, un altro è cancellare i diritti sulla proprietà intellettuale. Ma allora perché mantenere i brevetti? Non sarebbero necessari visto che nessun altro riuscirebbe a svilupparne la produzione. Le imprese produttrici dei vaccini Covid stanno anche rallentando se non addirittura annullando il trasferimento di conoscenze ad altre imprese farmaceutiche anche a fronte del pagamento di royalties. Non hanno nessun interesse a condividere questa situazione di privilegio e di monopolio pur avendo usufruito per le loro ricerche di fondi di ricerca pubblici.
*Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
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