Dare a tutti gli strumenti culturali necessari per capire e scegliere

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Torno a riflettere su scuola e istruzione. “Pensare all’educazione - afferma Papa Francesco - è pensare alle generazioni future e al futuro...

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Torno a riflettere su scuola e istruzione. “Pensare all’educazione - afferma Papa Francesco - è pensare alle generazioni future e al futuro dell’umanità”. L’inflazione sta portando sempre più famiglie sotto la soglia della povertà con un forte impatto negativo anche sui percorsi educativi dei bambini e degli adolescenti. In Italia, la spesa delle famiglie per l’educazione dei propri figli è molto bassa rispetto al resto d’Europa e in diminuzione negli ultimi anni. In un recente rapporto di Save the Children, elaborato su dati Istat, si è evidenziato che la crescita delle disuguaglianze educative è legata anche all’aumento dell’inflazione degli ultimi due anni. Sono cambiate le voci di spesa delle famiglie, tra le prime ad essere tagliate molto spesso vi sono quelle per l’istruzione che inducono dispersione ed abbandono con il conseguente aumento delle disuguaglianze educative. Al Sud le famiglie con minore capacità di spesa hanno ridotto la quota media destinata all’istruzione, che era già la più bassa, passando negli ultimi due anni dallo 0,5% del totale allo 0,37%. Anche al Nord le famiglie meno agiate hanno ridotto la spesa media per l’istruzione passando dall’1,06% del totale allo 0,57%. Sempre al Nord le famiglie con i redditi più alti, nel primo quintile, hanno invece aumentato la quota di spesa destinata all’istruzione. Dati che evidenziando ancora una volta come le iniquità economiche portano a maggiori disuguaglianze educative, togliendo l’unica possibilità ai figli delle famiglie meno benestanti di trovare nell’istruzione, nella scuola la vera occasione di crescita, prima culturale, poi economica e sociale. Si rischia di bloccare l’unico ascensore sociale che nel recente passato ha permesso a figli di famiglie povere di intraprendere studi superiori e universitari e cogliere opportunità fino a quel momento precluse. A partire dagli anni Sessanta con l’apertura dei percorsi universitari a tutti i diplomati, molti della nostra generazione, figli di contadini, artigiani e operai, hanno potuto accedere a ruoli e funzioni impensabili e improponibili anni prima ai propri genitori. Poco più di una settima fa abbiamo ricordato il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, che con la sua scuola cercò di colmare gli svantaggi iniziali di chi nasce in una famiglia “povera di cultura e di denari”. Una scuola con una partecipazione attiva di docenti e studenti all’apprendimento, non una scuola “facile” ma un luogo dove richiedere un impegno anche faticoso per attivare partecipazione e consapevolezza e scoprire il valore della conoscenza. Conoscere permette di scegliere, di comprendere, di costruire liberamente il proprio futuro. Ricordo quando molti anni fa la nostra Professoressa di italiano ci portò in classe il libro scritto da Don Milani e i suoi allievi, “Lettera a una professoressa”, per leggerlo e commentarlo. Confesso che a quel tempo non appresi pienamente l’importanza del messaggio innovativo del libro e del motto scritto sulla parete della scuola: “I care”, io mi prendo cura. Solo più tardi, quando le attività di ricerca intraprese mi portarono ad entrare nel mondo formativo e educativo ne ho afferrato appieno l’importanza, soprattutto per il nostro Paese che fonda la propria crescita e il proprio sviluppo sulla conoscenza, sulla sua valorizzazione, sulla diffusione e condivisione tra i più giovani. Se siamo spaventati dalle potenzialità dell’intelligenza artificiale che può manipolare, alterare, falsificare la conoscenza, a maggior ragione dobbiamo incrementare i nostri sforzi nell’educazione e nell’istruzione, per dare a tutti gli strumenti culturali necessari per comprendere e scegliere. L’obiettivo è di non lasciare indietro nessuno, se vogliamo continuare a vivere in un paese democratico, nessuno deve essere emarginato. Le disparità tra Nord e Sud non sono nel sistema dell’istruzione e dell’università, sempre di buon livello, ma nelle condizioni economiche e sociali, che potrebbero ulteriormente aggravarsi se verranno cancellati o indeboliti quei principi di solidarietà tra Regioni che sono i principi su cui si fonda la Repubblica ed impressi in modo inequivocabile nella Costituzione.

*Dipartimento di Ingegneria dell’informazione Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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Corriere Adriatico