In giro per le strade di Ancona da Schladming a Pietralacroce

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Resoconto destrutturato - come guidassi un’automobile capace di saltare da una zona a un’altra - di un giro per le strade di Ancona. Un giro che è in verità condensato di più giri. La prendo sempre la macchina. Perché mi serve e perché guidare mi piace. Mi rilassa. Non ditelo a Greta Thunberg, s’immusonirebbe anche peggio, e ch’io rattristi una ragazza, giammai. (A proposito, sapete che il secondo nome di Greta è Tintin? Sicuri di che i vostri genitori non v’abbiano chiamato Claudia Raperonzolo o Filippo Dylandog tutt’attaccato? Certi genitori sanno essere perfidi). Un giro per le strade d’Ancona, ma cambiando città mi sa che il discorso non cambia molto. Accendo il motore e via. 1) Corso Amendola l’ho ribattezzato Schladming, la località sciistica austriaca dove si svolge uno slalom di Coppa del Mondo. Macchine in doppia fila di qua, macchine in doppia fila di là. 2) Il punto è che l’anconetano automunito non tollera che più di dodici passi lo separino dal bar, dal negozio. 3) O forse l’anconetano automunito ha una autonomia di soli dodici passi, non uno di più. 4) Anche se poi ti spiega che lui va in palestra perché l’esercizio fisico fa bene, «dovresti andarci anche tu». 5) La signora sulle strisce si aspetta che mi fermi e la lasci attraversare. Fino a un paio d’anni fa, l’avrei giudicata tracotante e schiacciato l’acceleratore. Ad Ancona usava così, era una caratteristica locale. Freno, e non sono l’unico ad aver imparato che sulle strisce pedonali il pedone ha la precedenza. 6) Attenzione però. Non poche strisce pedonali tendono all’invisibilità. Devi aguzzare la vista per intuire e correttamente interpretare quelle macchiette bianche superstiti. Facile scambiarle per prodotti ultimi della digestione d’un piccione che si sia nutrito di cibo avariato. 7) E comunque, che intenzioni ha quel tale fermo sulle strisce ben visibili ma lo sguardo visibilmente fisso allo smartphone? Passi tu, caro, o passo io? 8) E perché la signora con le sporte percorre lungo tratto sulla carreggiata? Troppa fatica perfino raggiungere il marciapiede? 9) Un altro interrogativo mi assale ogni volta che mi avvicino alla rotatoria di via Angelini. «Perché l’hanno fatta?». 10) Da qualche anno ci siamo fissati con le rotatorie. Mentre nel resto del mondo si orientano verso soluzioni alternative. Alcune servivano, senza dubbio, altre sembrano meno utili, opinione personale. 11) Ma la rotatoria di via Salmoni - via Angelini sfida la capacità di comprensione del vostro cronista. Zona in cui il traffico è sempre stato scorrevolissimo. E Lei, la Rotatoria, minuscola. Che mi riprometto di misurarne il diametro ma mai che mi ricordi di prendere il calibro. Che quando due macchine ci arrivano contemporaneamente, si bloccano entrambe. Qualche secondo di fantozziani salamelecchi - «vadi lei», «no, prego, vadi lei» - poi d’improvviso l’atmosfera cambia, reciprocamente ci si manda a quel paese (al volante, si sa, diventiamo tutti fumantini) e passa il più grosso. 12) Davvero, senza polemica, qualcuno mi spieghi la funzione di quella minirotatoria. 13) Rimaniamo in tema. La rotatoria (non mini) dopo l’Uci Cinema direzione centro doveva esser pronta prima di Natale. Lavori ancora in corso, code e parecchie proteste lette su Facebook. Proteste ingenue, se posso permettermi. In Italia, i lavori completati nei tempi stabiliti son l’eccezione da festeggiare stappando una bottiglia di pregio. 14) Inizio Provinciale del Conero. Le curve verso Pietralacroce devo farle dietro un motorino che arranca a 30 km/h tenendo saldamente il centro della corsia. (In altra circostanza mi precedevano due ciclisti). Non fareggio, non mi attacco al clacson. Perché la strada la vedo come è ridotta, sulla destra. Un campione di motocross in sella al suo mezzo da gara dovrebbe star ben concentrato per non cadere. 15) Date le condizioni di tante strade, uno un po’ si irrita leggendo sul Corriere di lunedì che alcune vie riasfaltate di recente saranno “riaperte” per posizionare i cavi della fibra ottica. 16) Fortuna che dove abito i lavori li han fatti nel giusto ordine. Addio buca malefica che proprio nei giorni di mal di schiena dimenticavo di schivare. Parcheggio senza doverle indovinare, le strisce blu.


*Opinionista e critico cinematografico Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico