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Dopo la ritardata (ad agosto), un po’ sacrificata edizione 2020 - un piccolo miracolo: quanti festival si svolsero in presenza l’anno scorso? - la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro si riappropria della tradizionale collocazione temporale e di tutti i suoi spazi, e da domani e fino al 26 celebra la l’edizione numero 57. Cinquantasette anni e non sentirli affatto. Ché in tutto questo tempo, fra non pochi avvicendamenti sul ponte di comando - dal 2015 il direttore è l’ottimo Pedro Armocida -, la Mostra non ha perso di vista il suo scopo: cercare di capire dove sta andando il cinema, proporre all’attenzione del pubblico curioso autori avventurosi, non fagocitati dal mainstream, non rassegnati alla produzione di immagini già straviste. Pesaro nacque negli anni della Nouvelle Vague, Pesaro è rimasto un festival Nouvelle Vague: libero, magmatico, ogni steccato abbattuto. Ed ecco, in concorso, lungometraggi e cortometraggi: insieme. E film-saggio e film narrativi. Nei formati più diversi. Alcuni titoli piuttosto attesi, altri sono tutti da scoprire. Nel primo gruppo, il nuovo documentario di Julien Faraut, il regista di “McEnroe: In the Realm of Perfection”. Si intitola “The Witches of the Orient” e racconta la nazionale femminile giapponese di pallavolo che nel 1964, a Tokyo, vinse l’oro olimpico. Ci sono film già proiettati e applauditi in prestigiosi festival internazionali (il Sundance, Berlino), film che ritroveremo nei prossimi mesi nelle sale, altri (la maggior parte, come sempre accade) che in sala non ci arriveranno mai: eccellente motivo per andare a Pesaro. Tre gli italiani in concorso: “Mille cipressi” di Luca Ferri, “Manifestarsi” di Gianmarco Donaggio, “The Nightwalk” di Adriano Valerio. Quest’ultimo mi incuriosisce in special modo: Adriano Valerio l’abbiamo visto crescere a Corto Dorico. “The Nightwalk” è il suo corto (15’) pandemico, ambientato a Shanghai. Due giurie assegneranno i premi, una professionale - composta dall’attore e regista Edoardo Gabbriellini, dal montatore Walter Fasano e dalla scrittrice Eleonora Marangoni - e una di (venti) studenti. La retrospettiva 2021 è dedicata a Liliana Cavani. Quante retrospettive memorabili ci ha offerto la Mostra nella sua lunga storia. Oltre a scovare il nuovo cinema, il festival si è sempre preoccupato di rileggere il vecchio cinema con occhi nuovi. La presente retrospettiva non è delle meno preziose. Parliamoci chiaro, chi è oggi Liliana Cavani, anche per molti che si proclamano cinefili? È un nome e un film, “Il portiere di notte”. Stop. Una venerata maestra rimossa, questa la triste verità. L’omaggio pesarese si compone di una tavola rotonda, di un volume dedicato alla regista e naturalmente della proiezione dei suo film, chicca fra le chicche, l’anteprima mondiale della versione restaurata di “Al di là del bene e del male”: il triangolo fra Nietzsche, Lou von Salomé e Paul Rée. Un evento speciale ricorda Giulietta Masina nel centenario della nascita: otto grandi interpretazioni, quattro sotto la guida di Fellini, quattro con altri registi.
*Opinionista e critico cinematografico
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